Nella giornata odierna l’Istat ha pubblicato i dati sul rapporto deficit/Pil e sul potere d’acquisto delle famiglie relativi al primo trimestre 2022. Entrambi i parametri sono in miglioramento, tuttavia non risentono degli effetti causati dalla guerra in Ucraina.
“Nel primo trimestre dell’anno, l’indebitamento delle Amministrazioni pubbliche sul Pil si è marcatamente ridotto in termini tendenziali per il consistente aumento delle entrate, che ha più che compensato l’aumento delle uscite.
Nota Istat sul Rapporto Deficit/Pil
Il reddito disponibile delle famiglie e la propensione al risparmio sono cresciuti sensibilmente in termini congiunturali, mentre il potere d’acquisto delle famiglie ha segnato una lieve crescita.
La quota di profitto delle società non finanziarie si è ridotta rispetto al trimestre precedente, mentre il loro tasso di investimento ha registrato una crescita”
Istat, rapporto deficit/Pil che però non ferma la pressione fiscale
L’Istat certifica un miglioramento dei parametri legati al rapporto deficit/Pil e al potere d’acquisto delle famiglie italiane. Ma il sorriso potrebbe spegnersi in fretta, dal momento che i dati si riferiscono al primo trimestre 2022 e, pertanto, non risentano dell’impennata registrata nel trimestre successivo.
L’unione delle due variabili si deve al fatto che entrambe appartengono ai Conti trimestrali dei settori istituzionali. A proposito del rapporto deficit/Pil, nel primo trimestre 2022 è stato pari a -9% (-12,8% nel 2021), dovuto sia al saldo primario negativo (-5,2%, era -9,4% un anno fa) sia al saldo corrente anch’esso negativo (-5,3%, prima era -8,2%). Cresce al contempo la pressione fiscale, ora al 38,4% (+0,5% su base annuale).
Più atteso soprattutto dalle associazioni dei consumatori l’indice del potere d’acquisto delle famiglie italiane, +2,6%. Nuovamente, l’aumento è compensato dall’inflazione e azzera quasi del tutto il vantaggio acquisito, che si ferma allo 0,3%. Contestualmente viene rivista al rialzo la propensione al risparmio delle famiglie, +1,1%, nonostante cresca anche il volume della spesa (+1,4%)
Un dato che viene letto sul medio-lungo periodo dalle principali organizzazioni di settore:
“Il rallentamento della crescita del potere d’acquisto è solo il primo passo verso la sua inevitabile fine. L’inflazione oramai alle stelle avrà come conseguenza quella di portare in territorio negativo il potere d’acquisto, mentre i consumi formalmente reggeranno ancora per qualche trimestre, spinti dall’aumento dei prezzi. Il bonus da 200 euro è insufficiente a fronte di queste cifre”
Massimiliano Dona, Unione Nazionale Consumatori
“Già nel primo trimestre dell’anno l’Istat registra una riduzione del potere d’acquisto e una crescita dei consumi più bassa rispetto al reddito. Numeri purtroppo destinati a peggiorare a causa dell’inflazione. A risentirne saranno non solo redditi e capacità di spesa dei cittadini, ma anche i consumi, perché gli italiani reagiranno alla situazione attuale riducendo gli acquisti, con evidenti danni per l’economia nazionale”
Carlo Rienzi, presidente Codacons