Via libera allo stato di emergenza per la siccità. Con il brevissimo Consiglio dei ministri convocato per la serata di lunedì alle 19:30 – e conclusosi alle 19:50 – il governo ha decretato lo stato di emergenza per cinque Regioni. Stanziati 36,5 milioni di euro.
Stato di emergenza siccità, cosa ha deciso il governo
Lo stato di emergenza deliberato questo pomeriggio dal Consiglio dei ministri per fronteggiare il deficit idrico nei territori delle Regioni e delle Province Autonome ricadenti nei bacini distrettuali del Po e delle Alpi orientali, per le regioni Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte e Veneto resterà in vigore fino al 31 dicembre 2022 e, come riportato dalla nota diramata da Palazzo Chigi, “è volto a fronteggiare con mezzi e poteri straordinari la situazione in atto, con interventi di soccorso e assistenza alla popolazione interessata, e al ripristino della funzionalità dei servizi pubblici e delle infrastrutture di reti strategiche“.
Quanto spetta a ogni Regione
Per far fronte all’emergenza siccità sono stati stanziati 36,5 milioni di euro, a carico del Fondo per le emergenze nazionali. Fondi così ripartiti: 10,9 mln alla Regione Emilia Romagna; 4,2 mln alla Regione Friuli Venezia Giulia; 9 mln alla Regione Lombardia; 7,6 mln alla Regione Piemonte; 4,8 mln alla Regione Veneto. Non è detto che queste siano le uniche realtà locali che chiederanno assistenza all’esecutivo, date le pesanti situazioni in Italia: Umbria, Lazio, Toscana e Liguria starebbero infatti valutando l’ipotesi di richiedere lo stato di emergenza.
Gelmini: “Stato di emergenza siccità primo passo”
Secondo la ministra per gli Affari Regionali Maria Stella Gelmini, la dichiarazione dello stato di emergenza per cinque regioni in seguito alla crisi siccità “è un primo passo. Il governo non si fermerà qui, ci saranno altre misure che andremo ad assumere e soprattutto siamo concentrati sulle risorse del Pnrr dedicate proprio a questa tematica”. La ministra poi elogia l’operato delle “Regioni (che) finora hanno fatto un ottimo lavoro e il confronto in Conferenza va avanti, ma questa crisi idrica impone un intervento nazionale. Abbiamo il dovere di affrontare la mancanza di acqua con grande realismo, evitando di alimentare nuove divisioni tra territori o tra interessi diversi”.
“Cogliamo quindi l’opportunità del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza anche per affrontare il tema della gestione dell’acqua in modo strutturale. Nel Piano sono previsti 2 miliardi e 800 milioni euro per interventi al sistema di distribuzione delle acque, per la riparazione e l’ammodernamento delle reti idriche, ma anche investimenti sui sistemi irrigui per garantire all’agroalimentare una maggiore e più costante disponibilità di acqua. Sarà fondamentale dotarsi di un sistema avanzato di monitoraggio e previsione, utile per mitigare e gestire meglio il rischio idrogeologico. Tutto questo ci permetterà di salvaguardare la risorsa idrica di cui disponiamo e di rendere il Paese più resiliente ai cambiamenti climatici, proteggendo la natura e le biodiversità“.