Fermato e arrestato dai carabinieri di Napoli il 36enne che ha bruciato vivo a Frattamaggiore Nicola Liguori, ora ricoverato in gravi condizioni con ustioni di terzo grado a Bari. Per lui, Pasquale Pezzella, il pm di Napoli Nord ha chiesto l’accusa di tentato omicidio premeditato.
Napoli, rimangono gravissime le condizioni di Nicola Liguori
Ci sarebbe il furto di uno scooter alla base del folle gesto compiuto da Pasquale Pezzella, il 36enne di Napoli che ha cosparso di benzina e bruciato vivo il 39enne Nicola Liguori mentre quest’ultimo era in videochiamata con la fidanzata. Liguori si trova al momento ricoverato in condizioni critiche al Policlinico di Bari, mentre Pezzella è stato rintracciato e sottoposto a fermo. Per lui in arrivo l’accusa di tentato omicidio con l’aggravante della premeditazione, si attende l’udienza di convalida del giudice.
Proseguono intanto le indagini congiunti degli investigatori della Squadra Mobile di Napoli e del commissariato di Frattamaggiore, dove è avvenuto il fatto. Tutto sarebbe partito da un regolamento di conti per uno scooter rubato ai danni di Pezzella, il quale era fermamente convinto che a compiere il furto fosse stato il rivale. Per vendicarsi ha sorpreso Liguori alle spalle mentre quest’ultimo era impegnato bruciandolo vivo con della benzina, poi però il 39enne è stato molto lucido nel rotolarsi sull’asfalto per spegnere le fiamme, alleggerendo una situazione clinica che rimane piuttosto grave. Coinvolto il 45% del corpo con ustioni di terzo grado.
A soccorrerlo per primo è stato il fratello Biagio, 43 anni, che ha chiamato immediatamente i soccorsi riuscendo a estrapolare dalla bocca di Nicola le parole “E’ stato Pasquale”, che hanno permesso di avere sin da subito una pista ben definita. Concitate e frenetiche le ore successive, con un duplice trasferimento prima al Cardarelli e poi a Bari. Proprio il fratello Biagio ha raccontato alla stampa gli sviluppi che si nascondono dietro alla loro rivalità:
“Nicola era diventato una torcia umana, gridava come un animale impazzito. Poi mi ha fatto il nome di Pasquale e lì ho capito subito che si trattava di una ritorsione per la questione dello scooter rubato. Io posso testimoniare che mio fratello non è un ladro, ma questa persona lo aveva preso di mira. Sapevamo che era instabile perché facevo uso di droghe, Nicola ha sempre cercato di evitare ogni possibile contatto. Insieme a mia madre preghiamo affinché Nicola guarisca presto, siamo distrutti dal dolore. Voglio che la giustizia faccia la sua parte e punisca chi ha commesso un delitto di queste dimensioni”