Siamo nel 2022 ma è il 1925. Almeno per quello che riguarda l’aborto in Texas. Nello stato americano infatti siamo tornati indietro di quasi 100 anni per una legge che ha già scaldato le polemiche negli States.

In Texas carcere per i medici abortisti

La Corte Suprema del Texas ha infatti dato il via libera all’entrata in vigore di una legge del 1925 che vieta l’aborto, ribaltando una sentenza che l’aveva temporaneamente bloccata. Questa è solo l’ultima di una serie di battaglie legali innescate dalla cancellazione, la settimana scorsa, della sentenza Roe v Wade da parte della Corte Suprema Usa che ha così revocato il diritto federale all’interruzione di gravidanza. In Texas, questo ha portato automaticamente al ritorno in vigore della legislazione del 1925, che vieta l’aborto e punisce chi lo pratica. Le cliniche per l’interruzione di gravidanza avevano ottenuto da un giudice della Contea di Harris, che comprende anche la città di Houston, uno stop temporaneo: secondo gli appellanti, la legge era stata di fatto abrogata dalla Roe v Wade ma la sentenza è stata ribaltata dalla Corte Suprema del Texas.

Il Texas, l’aborto e la sentenza Roe v Wade

Alla fine dello scorso mese di giugno infatti, era arrivata una sentenza pesantissima della Corte Suprema americana, che aveva messo fine alle garanzie costituzionali per l’aborto, in vigore da quasi 50 anni, abolendo la storica sentenza Roe v. Wade con cui nel 1973 la stessa Corte Usa aveva riconosciuto il diritto della donna texana Norma McCorvey di interrompere la gravidanza. Da qui, il demandare la scelta sulle leggi ai singoli Stati.

Le polemiche, le reazioni e… Google

Se per il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden la scelta della Corte Suprema americana ha rappresentato un “triste giorno“, con una scelta che “ha riportato gli Stati Uniti indietro di 150 anni”, molte celebrità hanno manifestato il loro dissenso (come l’attore Samuel L. Jackson). A questi si unisce anche Google. Il colosso tecnologico ha infatti deciso di aiutare le donne che vorranno abortire, annunciando che cancellerà la cronologia di localizzazione degli utenti che si recheranno nelle cliniche per l’aborto. Il gruppo californiano applicherà lo stesso protocollo a tutte le persone che si recheranno in posti sensibili come i rifugi contro la violenza domestica o i centri di disintossicazione.