Si conclude con la maxi parata all’Arco della Pace di Milano il Month Pride dedicato alla celebrazione della comunità Lgbtq+ e alla tutela dei loro diritti. Tante manifestazioni sono attese in tutta Italia, il fulcro sarà nel capoluogo meneghino con ospiti una serie di artisti dal mondo della musica.

Milano Pride, dalle 18 via al maxi concerto fino a mezzanotte

Il Milano Pride, organizzato dalla Commissione Pride del Cig Arcigay Milano in collaborazione con le associazioni del Coordinamento Arcobaleno, volge al termine durante questo weekend con le ultime celebrazioni che hanno preso forma nella giornata odierna con un lungo corteo partito dalla Stazione Centrale e diretto all’Arco della Pace. Tante le scene che hanno segnato queste tre settimane dedicate alla comunità Lgbtq+, su tutte l’iniziativa di Atm di “colorare” i tram in tinta arcobaleno, ma anche l’intitolazione del giardino di Piazza VI Febbraio all’attivista Harvey Milk. Per la 22° edizione del Milano Pride è stato scelto come slogan ufficiale una frase del compianto Gino Strada:

“I diritti degli uomini devono essere di tutti gli uomini, proprio di tutti, sennò chiamateli privilegi”.

Gino Strada, fondatore di Emergency

In zona Sempione è stato allestito un palco dove si alterneranno diversi personaggio del mondo dello spettacolo: una staffetta tra conduttori e conduttrici del calibro di Katia Follesa, Valeria Graci e Pietro Turano, poi Michela Giraud e Pierluca Mariti. Successivamente il testimone passerà ai cantanti, con le firme annunciate di Baby K, Francesca Michielin, Michele Bravi, Emma Muscat, M¥SSKETA, Immanuel Casto, le Karma B, Romina Falconi, Debora Villa e le drag di Drag RaceItalia, oltre alla presenza di Jo Squillo.

Il Milano Pride è prima di tutto la manifestazione dell’orgoglio delle persone gay, lesbiche, bisessuali, transgender, asessuali, intersex e queer: una straordinaria festa di libertà resa possibile dal lavoro congiunto di istituzioni pubbliche, associazioni e realtà commerciali oltre che, naturalmente, dalla partecipazione di migliaia di persone. L’esigenza della nostra comunità di far avanzare le proprie istanze, di far sentire la sua voce a dare orgogliosamente visibilità ai suoi volti è più forte e necessaria che mai”.

Comunicato di apertura del Milano Pride

Prima della festa conclusiva sono state organizzate le “Pride Square“, ossia una serie di iniziative volte ad approfondire tematiche legate alla comunità Lgbtq+: incontri, talk e dibattiti ma anche momenti dedicati ad arte e cultura, con un’attenzione particolare a bambini e famiglie.

Le dichiarazioni dei protagonisti

Tra le personalità rappresentative presenti alla sfilata, oltre al sindaco Beppe Sala che ha postato una foto con una camicia arcobaleno, ci sarà anche Fabio Pellegatta, presidente di Arcigay Milano:

“Dopo ventidue anni di Pride e cinquant’anni di movimento italiano, ci troviamo davanti a una crescita culturale e sociale a Milano, che sicuramente è presente e sensibile anche nel campo dell’imprenditoria, ma dall’altro lato ci sono le istituzioni che sono ferme al passato. Qui nessuno chiede leggi ad personam, ma solo di mettere in atto dei principi costituzionali. Il movimento è nato a Torino ma crediamo che Milano sia una città diversa adatta al nostro tipo di espressione: è storicamente un luogo di intersezione delle culture come altre metropoli europee quali Parigi, Berlino Londra e New York. Milano ha sempre assunto il ruolo di città aperta ospitando molti esponenti della comunità venuti dalla provincia”.

Non ha mancato l’appuntamento Alessandro Zan, il personaggio politico per antonomasia sui diritti della comunità Lgbtq+:

“I Pride sono le manifestazioni forse più partecipate al mondo, soprattutto dai più giovani che scendono in piazza perché non accettano di vivere in un Paese che discrimina le persone sulla base della loro condizione individuale. Questo rappresenta una grande speranza per il futuro di fronte alle espressioni di odio. I diritti sono l’antidoto ai regimi autocratici e a quelli illiberali, vanno tutti riconosciuti. Una società è sana quando i cittadini sentono di essere rispettati e valorizzati, al contrario una società che discrimina è meno giusta, meno equa, e costringe le persone a lottare per sopravvivere”.