Con estrema puntualità l’Istat ha pubblicato i dati relativi a due parametri decisamente importanti, ossia l’inflazione di giugno e la crescita del Pil nel 2021. Se la prima raggiunge l’8% su base annua, la seconda certifica che le aree più colpite dalla pandemia sono state quelle più abili a rialzarsi sotto il profilo economico.
Istat, oltre all’inflazione di giugno cresce anche il Pil nel 2021
Il dato relativo al Pil del 2021 segna +6,6% rispetto al 2020, segnato dalla pandemia ma con ancora diverse restrizioni in vigore. A trainare la ripresa dei consumi è il Nord, soprattutto le regioni occidentali (+7,4%) rispetto a quelle del triveneto (+7%). Seguono Centro (+6%) e Sud (+5,8%) dove però si è assistito alla ripresa di settori chiave, tra cui quello edile. A livello occupazionale bene il Sud (+1,3%), con il comparto delle costruzioni maggiormente coinvolto (+11%). Minime le variazioni lavorative nel resto d’Italia.
Per quanto concerne le previsioni relative al 2022, il ministero dell’Economia e delle Finanze ha recentemente puntellato la stima a +3,1%, anche se c’è da vedere quanto l’inflazione crescente impatterà sul secondo semestre.
Le reazioni delle associazioni di categoria
Non si fanno attendere i comunicati stampa delle principali associazioni legate a imprese e consumatori:
“Allo stato attuale, il 43% delle famiglie dichiara di non potersi permettere alcune spese extra, con grandi difficoltà nel riuscire a risparmiare. Gli Italiani continuano a stringere il proprio portafoglio per mantenere il potere d’acquisto, altrimenti si va alla ricerca di una minore qualità magari privilegiando il prodotto estero. Da parte nostra c’è una forte preoccupazione sulla tenuta delle filiere: se si taglierà sul cibo anche gli altri comparti risentiranno delle scelte difensive dei consumatori, vacanze comprese”.
Carlo Alberto Buttarelli, Federdistribuzione
“Il dato sull’andamento dei prezzi rappresenta un ulteriore salto indietro nel tempo e non consola sapere che il dato italiano è allineato a quanto si rileva nel complesso dell’area euro. Si fa sempre più concreta la possibilità di un’inflazione, nella media superiore al 7% e di un rientro molto graduale nel 2023. Al momento, gli effetti sui consumi appaiono ancora limitati ma è molto probabile che da settembre le famiglie saranno costrette a una selezione degli acquisti, con gravi effetti negativi sui consumi e, quindi, sul Pil”.
Ufficio Studi Confcommercio
“Il tasso di inflazione di giugno all’8% si traduce in una maggiore spesa pari a +2.457 euro annui per la famiglia “tipo”, che raggiungono +3.192 euro annui per un nucleo con due figli. Una mazzata da record. Il rialzo avrà effetti pesantissimi non solo sulle tasche delle famiglie, ma anche sull’economia nazionale. Siamo in presenza di una vera e propria emergenza nazionale e i prezzi al dettaglio continueranno a salire ancora nelle prossime settimane, come conseguenza dell’escalation dei carburanti. Di fronte a tali numeri il Governo non ha più alibi, deve intervenire con urgenza per salvare le tasche di famiglie e imprese bloccando da subito i prezzi dei beni energetici”
Carlo Rienzi, Codacons