Papa Francesco ha rilasciato una lunga intervista a un importante quotidiano argentino, spaziando su vari temi inclusa la guerra in Ucraina: qui arriva una piccola frecciatina alla stampa per aver travisato alcune sue parole su Vladimir Putin:

“Quando dico qualcosa tutti riportano immediatamente le mie parole, tuttavia ci sono casi un cui alcune mie frasi vengono completamente decontestualizzate, perdendo totalmente il loro significato originario. Serve fare più attenzione”

Papa Francesco e il passaggio su Putin: “La guerra va sempre oltre il singolo”

Papa Francesco si è raccontato con grande disponibilità a una reporter di un importante quotidiano argentino, mostrandosi scocciato per l’atteggiamento dei media dopo aver estrapolato una parte di un suo discorso su Vladimir Putin:

“A proposito di alcune mie dichiarazioni sulla guerra in Ucraina, si è creata una controversia perché alcuni giornali hanno interpretato la frase ‘Qui non ci sono nè buoni nè cattivi’ come un ‘Il Papa non condanna Putin!’. La realtà è che lo stato di guerra è qualcosa di molto più universale, che va oltre il singolo. Siamo tutti coinvolti e questo dobbiamo tenerlo sempre a mente. La disinformazione fa parte dei peccati della comunicazione insieme alla calunnia, alla diffamazione e alla coprofilia. La comunicazione è qualcosa di sacro e va fatta con onestà e autenticità. Non si è un buon comunicatore se non si è una persona corretta”.

In precedenza Bergoglio aveva minimizzato il margine operativo delle Nazioni Unite sulla guerra in Ucraina:

“So che ci lavorano ottime persone che lavorano, ma a su questo punto non hanno il potere di imporsi. Sono bravi a evitare che vengano scatenate nuove guerre, come a Cipro, meno abili a fermare una guerra come quella che stiamo vivendo in Europa. Alcune istituzioni inoltre sono in crisi o in conflitto e senza coraggio e creatività non si può pensare di risolvere situazioni mortali”.

“Una guerra, purtroppo, è una crudeltà al giorno. In guerra non si balla il minuetto, si uccide. Può esistere una guerra giusta, c’è il diritto di difendersi, ma il modo in cui il concetto viene usato oggi va assolutamente ripensato“.

Gli altri passaggi dell’intervista

L’intervista si sposta poi su questioni strettamente attuali come la pandemia e la crisi climatica:

“Sul fronte della pandemia è evidente qualcosa non abbia funzionato in Africa. Qualcuno ha usato la crisi a proprio vantaggio, mettendo al primo posto la presunzione. Così otterremo solamente una salvezza parziale. Tutto si ricollega a quelli che sono i mali del nostro tempo: narcisismo, scoraggiamento e pessimismo, i mali della cosiddetta psicologia dello specchio”

“Lo stesso principio viene applicato alla natura, ne sfruttiamo le caratteristiche pensando solo al nostro bene ma poi lei ti presenta il conto. Tu la usi e lei ti travolge, usiamo male le nostre forze. La natura non è vendicativa tuttavia non perdona chi la tradisce”.

C’è però una speranza, rappresentata dalle generazioni future:

I giovani di oggi sono completamente scoraggiati rispetto all’economia e alla politica, sono disincantati. Serve recuperare quella scienza della politica che ci purifica dagli egoismi e ci fa progredire come uomini e organizzazioni. E non importa se hanno perso nel frattempo anche la fiducia nella Chiesa, il nostro compito di adulti è aiutarli a crescere e accompagnarli”.

Infine, l’intervista si chiude con un bilancio del Pontificato, vicino al traguardo decennale:

“Da parte mia non credo di aver fatto nulla di speciale se non dare vito a ciò che avevamo deciso tutti insieme come conclave. Mi vedo più come un acceleratore del processo di ricostruzione della Chiesa. Loro hanno messo le idee e io ho cercato di metterle in pratica”.