In Argentina prende sempre più piede l’economia del dollaro blu, ossia il tasso di cambio definito “di strada” che lavora al doppio rispetto a quello ufficiale.
Il tasso di cambio del dollaro blu è doppio rispetto a quello ufficiale
Tra le strade di Buenos Aires e di tutta l’Argentina non è raro imbattersi nei cosiddetti “arbolitos”, commercianti di facciata che alimentano l’economia del dollaro blu, quella legata al mercato parallelo dei dollari americani. Rispetto al cambio ufficiale di 130 pesos, il circuito alternativo si spinge oltre arrivando fino a 240 in alcune regioni dello Stato.
La tendenza al rialzo segnerà un nuovo picco già nella giornata odierna, contribuendo ad allargare ulteriormente la fetta tra la valuta locale, il peso, e il dollaro americano. Molto spesso questo tipo di sistema prende piede in Paesi profondamente segnati una crisi economica dilagante, e questo è il caso dell’Argentina attuale. Una situazione che l’esecutivo non riesce a gestire e obbliga misure drastiche per evitare una rapida svalutazione del peso. L’attuale governo di Miguel Angel Fernandez è alle prese con l’ennesimo tracollo finanziario nella storia albiceleste che ha spinto la presidenza a richiedere ufficialmente l’ingresso al BRICS.
Le prime avvisaglie sono nate nel 2013, con una nuova spinta inflazionistica, e la politica di rigore adottata dai governi successivi non è bastata a contenere la risalita del debito verso gli obbligazionisti. L’arrivo della pandemia ha dato di fatto il colpo di grazia, costringendo l’Esecutivo a fissare i prodotti di oltre 1.400 beni per preservare il diritto d’acquisto dell’intera popolazione. Per rafforzare il peso, inoltre, è stato limitato l’accesso alla valuta estera in determinati settori merceologici, soprattutto nell’ambito del lusso. Oggi ciascun argentino non può prelevare più di 200 dollari al giorno.
Dal rischio recessione ai dati del Pil
La forbice si è sempre più ampliata, anche perché l’accesso ufficiale ai dollari americani è stato azzerato e avviene solamente attraverso le esportazioni. Il rischio recessione e default è più che mai palese, con il Fondo Monetario Internazionale che sarà certamente chiamato a correre ai ripari. Tutti i parametri, dall’inflazione ai tassi di interesse, sono schizzati in alto e il quadro generale è decisamente grave. L’Argentina potrebbe non riuscire a ripagare più i debiti con i creditori. Ecco perché il mercato nero del dollaro blu fiorisce, con un’attenzione particolare verso i turisti che arrivano in Argentina. Ormai la valuta americana è oro colato e nessuno vorrebbe più tornare indietro.
L’unico dato incredibilmente positivo è rappresentato dalla crescita del Pil, ultima ancora di salvezza: nel 2022 si prevede +4,5% e le previsioni future sono ugualmente rosee. Probabili effetti del rimbalzo post-covid e soggetti a un’instabilità alquanto marcato.