A circa 48 ore dalla rimozione del veto gli analisti geopolitici si interrogano su quali siano le richieste soddisfatte dalla Svezia e Finlandia affinché la Turchia desse il via libera alla loro adesione nella Nato. Il messaggio lanciato dal presidente Erdogan è piuttosto chiaro e pone Ankara in una posizione cruciale sotto molti fronti, tra cui la guerra in Ucraina per la creazione di corridoi sicuri per il trasporto del grano.

Nato, Erdogan e la Turchia risolvono il problema curdo con la diplomazia

Gli esperti di politica internazionale non hanno dubbi, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan è il vero vincitore dei negoziati che hanno permesso di accelerare l’adesione di Svezia e Finlandia nella Nato. Il motivo è semplice e dimostra l’abilità trattativa del leader di Ankara in una situazione interna alquanto complicata. Di fatto, Erdogan ha sfruttato il diritto di veto mettendo sul piatto una questione cruciale della sua politica estera, vale a dire la proclamazione del nazionalismo turco e la condanna delle minoranze, su tutte quella curda.

Non è mai stato un mistero, infatti, che Erdogan abbia promesso di cancellare definitivamente il Pkk, acronimo di Partito dei Lavoratori del Kurdistan, e l’organizzazione terroristica a esso associata, l’Ypg. Da un paio di mesi la Turchia pianifica un’operazione militare nel nord della Siria, su cui si è imposto l’aut-aut degli Stati Uniti, della Russia e dell’Iran, che hanno presenze belliche nei territori limitrofi. A questo punto, messo alle corde ogni tentativo di affondo, il presidente turco ha trovato il modo giusto di ottenere i suoi scopi, accusando Stoccolma e Helsinki di sostenere apertamente il Pkk garantendo asilo ai terroristi curdi.

Ma Svezia e Finlandia sono state usate come strumenti per inoltrare il messaggio alle potenze che operano in Medio Oriente, a cominciare dagli Stati Uniti e dalla loro alleanza con il Pkk. Un sostegno giustificato da Washington come essenziale per offrire una finestra sulla minaccia rappresentata dall’Isis. Una volta spuntata la grande chance di ottenere effetti concreti Erdogan non si è tirato indietro e ha segnato un punto a suo favore nella sua personale battaglia contro i separatisti curdi, facendo forza sul massiccio impiego militare dell’Alleanza, secondo solo a quello americano.

Ankara prepara 33 richieste di estradizione per membri del Pkk-Ypg

Richieste che i due Paesi scandinavi si impegno a onorare, garantendo solidarietà e cooperazione contro qualsiasi forma di terrorismo. Entrambi hanno inoltre preso in considerazione la richiesta di estradizione avanzata dalla Turchia nei confronti di 33 terroristi curdi. Il ministro della giustizia turco Bekir Bozdag ha dichiarato che Ankara è al lavoro per formalizzare le richieste di estradizione per i 33 ricercati. Ma il processo in terra svedese e finlandese sarà tutt’altro che immediato per la sua portata internazionale e potrebbe dunque spingere Erdogan a ritornare sui propri passi.

La risposta curda arriva per bocca della deputata di origini svedesi Amineh Kakabaveh, ed è di forte condanna verso Stoccolma e la Nato:

“Assistiamo a un vile tradimento del governo svedese, dei Paesi della Nato e di Stoltenberg, che ingannano un intero gruppo che ha liberato sé stesso e il mondo intero da Daesh (gruppo terroristico vicino all’Isis, ndr). Soprattutto quando si tratta della lotta delle donne, che la Svezia afferma di sostenere, migliaia di donne si sono sacrificate per liberare il mondo da Daesh. Stoltenberg stesso si sente al caldo e al sicuro. Non sa come noi siamo riusciti a fuggire dalle nostre vite, dalla prigionia e dalle esecuzioni. Si abbandona quanto conquistato, a causa di un dittatore e ci si allea con un altro dittatore”.