“Diciamo si’ a Draghi e alla visione di cui lo abbiamo investito e siamo disponibili a rilanciare e supportare azioni di governo per un patto con i cittadini”. Giuseppe Conte, il premier che ha dovuto cedere il passo a Mario Draghi a Palazzo Chigi quasi un anno e mezzo fa, a onor del vero non si e’ mai tirato indietro quando si e’ trattato di sostenere il nuovo esecutivo. Ma la tensione di fondo con l’ex banchiere centrale europeo non si e’ mai dissolta lungo il percorso del nuovo esecutivo. Riaffiorata ora dopo la spaccatura di Luigi Di Maio che ha plasticamente riportato alla ribalta il conflitto carsico tra Palazzo Chigi ed i pentastellati di Conte e Grillo. Fino al giallo della telefonata tra Draghi e il garante dei 5 stelle dove il premier – si racconta – avrebbe chiesto la testa di Giuseppe Conte. Oggi, poi, ancora un’altra telefonata ma tra Draghi e Conte: cortese nella forma ma gelida nella sostanza, si apprende da ambienti del MoVimento, a cui dovrebbe far seguito anche un faccia a faccia per un chiarimento che non si e’ mai definito fino in fondo in questi mesi.
Il “no” di Grillo al terzo mandato potrebbe favorire Di Maio
Intanto, il muro del garante sui due mandati potrebbe scatenare uno tsunami interno ingrossando le file dei fuoriusciti dopo la scissione di Luigi Di Maio. Domani Cancelleri terrà una conferenza stampa per ufficializzare il suo ritiro dalla corsa alle primarie del campo progressista in Sicilia. E secondo qualcuno potrebbero arrivare sorprese.