Ginevra – I migranti detenuti in Libia “subiscono terribili abusi, con donne che subiscono soprattutto violenze sessuali in cambio di cibo” hanno affermato mercoledì gli investigatori delle Nazioni Unite. 

Donne violentate in Libia in cambio di cibo

In un nuovo rapporto, la Missione conoscitiva indipendente sulla Libia ha ribadito che i peggiori crimini secondo il diritto internazionale sono stati probabilmente commessi nel Paese devastato dalla guerra, con le donne migranti che hanno subito alcuni dei peggiori abusi.

La missione ha fondati motivi per ritenere che i crimini contro l’umanità di omicidio, tortura, reclusione, stupro, sparizione forzata e altri atti disumani siano stati commessi in diversi luoghi di detenzione in Libia dal 2016.

I migranti sono regolarmente detenuti da autorità, trafficanti di esseri umani e altri in Libia, un punto di partenza fondamentale per decine di migliaia di persone provenienti principalmente dall’Africa subsahariana che sperano di raggiungere l’Europa. I trafficanti di esseri umani hanno tratto profitto dal caos che imperversa dal 2011 al rovesciamento e all’uccisione del dittatore libico Moamer Gheddafi.

Questa settimana a Ginevra si terranno i colloqui tra governi libici rivali sulle regole per le elezioni tanto attese, con l’obiettivo di porre fine al caos.

Le prove delle violenze 

Il rapporto della missione conoscitiva, che sarà presentato al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite la prossima settimana, afferma di aver raccolto ampie prove dell’uso sistematico della detenzione arbitraria prolungata dei migranti in Libia.

Gli inquirenti, che hanno effettuato diversi viaggi in Libia, hanno descritto come i migranti in detenzione debbano affrontare “atti di omicidio, tortura, stupro e altri atti disumani”. Il rapporto ha evidenziato “la violenza sessuale per mano di trafficanti, spesso con l’obiettivo di estorcere denaro alle famiglie”.

La missione ha anche documentato casi di stupro in luoghi di detenzione o prigionia in cui le donne migranti sono costrette a fare sesso per sopravvivere, in cambio di cibo o altri beni essenziali. 

Alcune donne e ragazze migranti vengono dotate di un impianto contraccettivo prima di recarsi lì per evitare gravidanze indesiderate a causa di tale violenza. 

Si legge nel rapporto.