La protagonista di Cinquanta Sfumature di Grigio, Dakota Johnson, confessa quanto sia stata difficile per lei l’esperienza sul set del film che le ha dato la fama.
Cinquanta Sfumature di Grigio, per la Johnson fu “il caos”
Cinquanta Sfumature di Grigio è stato uno dei grandi successi cinematografici del 21° secolo.
Nonostante il giudizio poco lusinghiero della critica internazionale, la pellicola, diretta da Sam Taylor-Johnson, ha incassato più di 570 milioni di dollari in tutto il mondo, dando origine a una trilogia capace di superare il miliardo di dollari al box office globale. Un successo figlio della fama della serie di libri su cui erano basati i film, scritti da E.L. James e capace di vendere oltre 125 milioni di copie e di essere tradotto in 52 paesi.
A quella pellicola deve la sua fama Dakota Johnson, che oggi torna a parlarne in un’intervista per la cover story dell’edizione statunitense della rivista Vanity Fair. Parole, quelle della Johnson, che raccontano una lavorazione a dir poco problematica, che influì sul risultato finale della pellicola.
“Il contratto che avevo firmato era per un film molto diverso rispetto a quello che poi abbiamo effettivamente realizzato. Durante il provino, mi fecero leggere un monologo da Persona di Ingmar Bergman, quindi pensai che stavamo per fare qualcosa di davvero speciale.”
Per la Johnson, una delle maggiori responsabili della confusione sul set è stata la presenza ingombrante dell’autrice dei romanzi E.L. James.
“Aveva molto controllo creativo. Era presente tutti i giorni e ogni singolo giorno pretendeva che nel film succedessero determinate cose. C’erano alcune parti dei libri che, però, non avrebbero funzionato in un film, come il monologo interiore che non funziona se lo pronunci ad alta voce e che, infatti, in alcuni casi risultava davvero scadente”.
“Fu una completa follia ma non ho rimpianti”
La Johnson ha raccontato recentemente dei suoi dubbi circa la propria partecipazione al film e di come un consiglio della collega e amica Emily Blunt l’abbiano aiutata nella decisione di interpretare Anastasia Steele.
L’attrice ammette di non rimpiangere tale decisione, nonostante una lavorazione decisamente complicata e caotica.
“Ero giovane, avevo solo 23 anni, e quindi ero spaventata da quanto tutto fosse folle. Non ne ho mai voluto parlare, perché si cerca sempre di promuovere un film nel modo migliore e, alla fine, sono fiera del risultato che abbiamo raggiunto. Però è stato davvero complicato, c’erano divergenze continue. Giravamo le scene come le voleva E.L. James, e poi le giravamo di nuovo nel modo in cui le volevamo noi. Ogni sera, riscrivevo i dialoghi delle scene e aggiungevo qualche battuta qua e là. Era il caos. Ma non rimpiango nulla. Certo, dubito che chiunque avesse saputo che tipo di esperienza sarebbe stata, avrebbe accettato di farne parte. Era una situazione da psicosi“.
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