A tre giorni dal drammatico schianto sull’autostrada A7 Milano-Genova, costato la vita a due persone, si continua a indagare sui motivi che hanno spinto il 46enne milanese Giuseppe Garavaglia a fare inversione di marcia prima scontrarsi con un’altra auto.
Schianto A7 Milano-Genova, i tanti misteri intorno alla vita di Giuseppe Garavaglia
Sembrano lontane le risposte per provare a spiegare il drammatico incidente mortale avvenuto all’altezza di Silvano Pietra lungo l’autostrada A7 Milano-Genova, costato la vita al 46enne Giuseppe Garavaglia e alla 35enne Matilda Hidri. Le loro macchine si sono scontrate violentemente finendo accartocciate e non lasciando alcuna speranza a entrambi, morti sul colpo. Coinvolta anche una terza auto con a bordo una famiglia, il padre è ricoverato in gravi condizioni all’ospedale San Raffaele di Milano.
In attesa dell’autopsia sul corpo dell’uomo, prevista nei prossimi giorni, è stato interrogato dalla Polizia Stradale di Assago il padre del 46enne milanese, che si è poi scoperto in viaggio sullo stesso tratto autostradale al momento del dramma. Entrambi erano diretti a Sanremo, ed è stato informato dei fatti una volta uscito allo svincolo di Gropello Cairoli dopo la chiusura del tratto autostradale. Anche in questo caso si cerca di capire se fosse una coincidenza oppure se ci fosse un motivo più profondo.
Scongiurata l’ipotesi di un malore, dato che la Volvo bianca dell’uomo ha percorso diversi chilometri in contromano sulla corsia di sorpasso prima dell’impatto con la Bmw di Matilda Hidri. Altrettanto improbabile l’ipotesi del suicidio, che il padre ha respinto con forza. In ogni caso, la verità potrebbe essere nascosta dietro alla salute del 46enne di Novate Milanese, che seguiva una cura a base di farmaci.
Infine, al lavoro anche le telecamere di sorveglianza per ricostruire la dinamica all’origine. Si cercano infatti di intercettare i punti d’ingresso della Volvo, presumibilmente la Barriera di Assago e quello di inversione, all’altezza del chilometro 51.