Un professore di liceo ha il Covid. Direte voi: “Ma che notizia è? In Italia ci sono migliaia e migliaia di cittadini colpiti dal virus”. Avete ragione ma la notizia è la lettera che il docente ha inviato ai suoi allievi che stanno affrontando l’esame di maturità.

Ecco che cosa ha scritto:

“Cari ragazzi, in ventidue anni di insegnamento è la prima volta che mi capita di non poter essere vicino ai miei alunni durante quello che rappresenta probabilmente un rito di passaggio unico nella crescita di un adolescente: gli esami di stato. Dopo aver assistito giovedì scorso alla vostra seconda prova scritta, rientrando la sera a casa, non mi sono sentito molto bene. Venerdì ho avuto la conferma di quanto ho subito sospettato: sono positivo al Covid-19. Non ho sintomi particolarmente preoccupanti: un fastidioso raffreddore e all’inizio, qualche linea di febbre. Aver fatto tre dosi di vaccino però mi fa stare abbastanza tranquillo. Ho dovuto, con mio grande rammarico, rinunciare ad essere il vostro commissario di filosofia e storia. Ci sarà un mio sostituto, che sono sicuro non vi farà pesare la mia assenza”.

“Siete in grado di proseguire senza di me ma io ci sono”

Prosegue la lettera agli studenti:

“Sono stato vostro docente per tre anni, abbiamo insieme affrontato il lockdown, la scuola a distanza, il tanto desiderato rientro. Abbiamo preparato insieme il momento degli esami, approfondendo tematiche, discutendo su possibili spunti dai quali partire per costruire percorsi in un colloquio interdisciplinare originale e ricco di contenuti e rimandi, secondo quanto è previsto come terza prova. Mi avete arricchito moltissimo con le vostre intuizioni, analisi, ricerche. Gli esami di stato si chiamano molto opportunamente esami di maturità. Se siete arrivati a questo traguardo, significa che siete in grado di proseguire anche senza di me. Nella misura in cui vi ho resi autonomi nello studio e nella ricerca, ho raggiunto il mio obiettivo più importante come docente. Sono sicuro che darete il meglio. Qualsiasi dubbio, qualsiasi cosa io possa fare, non esitate a contattarmi. Tanto sono a casa in quarantena, a non fare nulla. Mi mancherete, faccio il tifo per voi. Un grande in bocca al lupo. Il vostro prof.”.

Con docenti come questo resiste la speranza di una scuola migliore che, in fondo, vuol dire “mondo migliore”.

Stefano Bisi