Con il G7 in conclusione in Germania e il vertice Nato pronto a iniziare in quel di Madrid, c’è un’altra battaglia cruciale per l’Europa che si gioca in Lussemburgo. Qui sono riuniti i ministri dell’Ambiente dell’Unione per arrivare a un nuovo punto d’incontro sul pacchetto “Fit for 55“, una missione impossibile secondo gli sherpa.
Ue, il pacchetto “Fit for 55” divide i ministri dell’Ambiente nel summit in Lussemburgo
Sono ore frenetiche di negoziati tra i ministri dell’Ambiente europei, impegnati in Lussemburgo per giungere a una sintesi sul pacchetto green “Fit for 55”, già approvato da Consiglio e Commissione. Dopo l’ufficialità allo stop della vendita di auto endotermiche a partire dal 2035 si cerca di giungere a nuovi compromessi su altri fronti, tuttavia risulta impossibile e faticoso mettere tutti d’accordo.
Un punto che potrebbe essere accordato come contropartita riguarda riforma dell’Ets, il meccanismo di scambio delle emissioni inquinanti, che verrebbe introdotto anche per il riscaldamento degli edifici e per i trasporti privati (ora riguarda solo le aziende ad alta intensità energetica). Ma c’è chi non vuole darsi per vinto e continua a insistere nella richiesta a Bruxelles di prorogare la deadline: tra gli Stati che sposano questa linea c’è anche l’Italia, in buona compagnia con Germania, Portogallo, Slovacchia, Bulgaria e Romania.
La richiesta di tali Paesi consiste nel rendere più flessibili le percentuali: -90% delle emissioni di anidride carbonica del nuovo parco auto nel 2035 per arrivare al 100% nel 2040, mentre per i furgoni si raccomanda un taglio dell’80% nel 2035 e del 100% nel 2040. Al momento Il piano proposto dalla Commissione e condiviso dal Parlamento prevede un percorso di riduzione del 15% nel 2025 in rispetto al 2021, per passare al 55% nel 2030 e al 100% nel 2035.
Distanze considerevoli anche sull’istituzione di un Fondo sociale per il clima, in aiuto delle famiglie più povere soprattutto per fronteggiare i mesi invernali. Qui sono gli Stati a opporsi alle richieste della Commissione, che vorrebbe allocare 72 miliardi di euro per la manovra.
Il ministro Cingolani: “Gli Stati non guardino solo al proprio pil pro capite”
Il ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani si è espresso così durante il suo intervento in aula:
“Attorno a questo tavolo ci sono Paesi che hanno un Pil pro capite tra i 6 mila e gli 80 mila euro. Questo vuol che un’auto elettrica potrebbe costare sei mesi di stipendio per alcuni o dieci anni per altri. Quando parliamo di auto parliamo però di mercato globale con prezzi molto simili. Se guardiamo agli interventi dei ministri, è facile notare come spesso l’ambizione climatica sia legata al pil pro capite. Ma sull’ambiente bisogna ragionare in termini collettivi, per cui si può raggiungere il traguardo solo aiutandosi a vicenda. Servono degli obiettivi ambiziosi ma reali”.
Frans Timmermans, braccio destro di Ursula Von der Leyen, si attende delle risposte alla chiusura del summit:
“Non c’è tempo da perdere: dobbiamo dare un segnale chiaro all’Europa e al mondo per dimostrare la nostra volontà comune di mettere in atto politiche climatiche efficaci. Sicuramente serviranno dei negoziati, ma qui bisogna ricordare che al primo posto va messo il bene comune. Sarebbe una tragedia non raggiungere un accordo al termine della riunione”