L’estate è un momento di relax e, in quanto tale, anche un momento di riflessione. Perché si ha più tempo per riflettere e magari per analizzare e mettere maggiormente a fuoco qualche personaggio amato della tv. E’ un ragionamento che si applica a Paolo Crepet con confessioni rilasciate durante l’anno che, se messe insieme ora che si può, compongono il quadro di un personaggio di successo ma anche molto inviso. Dalle stalle alle stelle e viceversa per lo psicoterapeuta dagli occhi cerulei che per molto tempo ha presenziato i salotti catodici del nostro paese. Qual è la situazione attuale? Qual è il bilancio personale?
Paolo Crepet, confessioni importanti
Per mettere a fuoco Paolo Crepet è ottimo rileggere la sua più recente intervista rilasciata al Corriere della Sera in occasione dell’uscita della sua ultima fatica per Mondadori “Lezioni di sogni”. In merito ad un bilancio del suo operato come professionista e come personaggio tv dichiara:
“Non dobbiamo avere paura di farci capire. E di capire, a nostra volta, chi fa cose diverse da noi. Si chiama apertura mentale, curiosità (…) Ho pagato molto caro la mia presenza assidua a trasmissioni come Porta a Porta. Certi ambienti accademici mi hanno chiuso i cancelli. Ma io non mi pento di aver fatto una buona divulgazione. Una volta un famoso psicoanalista, per criticare un mio testo, disse che io “scrivo per le lavandaie”. Mi ferì, certo, eppure trovai quella frase conforme a ciò che tentavo di fare nel mio lavoro. Divulgare non significa volgarizzare, ma trovare un lessico capace di parlare a chiunque.”
Paolo Crepet, confessioni di una vita intensa
Giunto ai suoi 71 anni, Crepet può guardarsi indietro:
“Due lauree (in Medicina e Chirurgia e in Sociologia con specializzazione in Psichiatria), ricorda le difficoltà relazionali col padre (“mai un bravo nonostante le lauree”), quando si addormentò durante la diretta di Miss Italia o l’apparizione a Sanremo, il folgorante amore per un manichino in un laboratorio artigiano di Napoli, i tre incidenti in moto che lo fecero finire in coma tre volte, l’aver sfiorato di pochi metri i detriti della bomba alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980 (“dovevo cambiare treno… un boato e poi un odore di morte e polvere”), il rapporto con Franco Basaglia, l’incontro con Martin Luther King o i numerosi viaggi di formazione in gioventù.”
D’altronde non tutti sanno che Paolo Crepet è stato:
- in India a studiare i costumi delle comunità rurali
- a Toronto con venti gradi sotto zero
- a Chandigarh arsa dal sole alle pendici dell’Himalaya
- in periferie londinesi sporche e nebbiose
- in quelle ancor più pericolose di Rio de Janeiro.
Il rapporto padre figli
L’occasione di un Paolo Crepet in vena di confessioni è ottima anche per rispolverare un suo cavallo di battaglia: le generazioni future e il rapporto genitori figli. Sul tema così si esprime lo psichiatra:
“Penso che molti genitori che in gioventù hanno scelto di contestare i genitori poi abbiano finito per diventare servi dei propri figli. Il permissivismo non è educazione, così come non lo è l’assurda scelta di installare sul loro cellulare una app per geolocalizzarli: quello per me è un mettersi l’animo in pace.”
Chissà cos’altro ci regalerà questo personaggio della cultura e tv italiana. Intanto il quadro è denso di controsensi ma anche di picchi di folle talento.