Scuola Estiva Arpinate 2022. Da giovedì primo settembre, a domenica quattro settembre, ad Arpino, nel prestigioso contesto del Castello Ladislao, sede della Fondazione Umberto Mastroianni, si terrà la decima edizione della SEA, la scuola estiva arpinate, su “Lavoro e insegnamento universitario nell’era della Rivoluzione telematica“. L’iniziativa giunge quest’anno alla decima edizione, dopo due anni di “pausa Covid“. È una delle iniziative scientifiche più longeve promosse da un’università di Roma, un’iniziativa ideata e realizzata dal prof. Enrico Ferri, ordinario di Filosofia del Diritto, e professore a contratto di Storia dei Paesi Islamici presso l’Unicusano. Cerchiamo di capire meglio le caratteristiche dell’edizione di quest’anno, ponendo alcune domande al suo ideatore.
Scuola Estiva Arpinate 2022: la parola al prof. Enrico Ferri
Professor Ferri, cominciamo con una piccola curiosità: perché lei tiene ad Arpino questa importante iniziativa, perché ha scelto proprio la Città di Cicerone?
Per motivi diversi: Arpino è la città della mia famiglia, di mio padre e dei miei nonni, il luogo dove ho vissuto i primi vent’anni della mia vita, dove ho studiato nel Liceo Classico Tulliano, dove ho stabilito i primi e profondi legami di amicizia, d’affetto e di vita. Ma non è solo per motivi personali. Arpino è stata ed è, pur nelle difficoltà dei nostri giorni, un luogo di cultura, di studio, di incontro. Ad esempio è stata la sede del primo Convitto nazionale e ogni anno vi si svolge un prestigioso concorso , il Certamen, che richiama studenti da tutto il mondo. È sicuramente un luogo della classicità, grazie ad alcuni suoi figli immortali, come Caio Mario, Marco Tullio Cicerone, Vipsanio Agrippa e Giuseppe Cesari, Il Cavalier d’Arpino, solo per ricordare i più celebri. Ma la classicità ad Arpino non è fatto solo di uomini illustri e di libri, ma è scritta nella pietra, nella storia, nel mito. La parte antica di Arpino, nota come Civita Vecchia, ha una delle acropoli più belle del Lazio e non solo. La struttura più antica, fatta di mura con un arco in pietra, è dell’ottavo secolo a.C., con “innesti”, cioè torrioni di epoca rinascimentale ed una torre del XII secolo. Nel contesto ci sono chiese con diversi secoli di vita e in quella di San Rocco c’è una pala del Cavalier d’Arpino. Ma ci sarebbe ancora tanto da ricordare.
Professor Ferri, ci vuol dire quale è il format della Scuola Estiva Arpinate?
Molto semplice: per quattro giorni, docenti universitari ed esperti sul tema della SEA si incontrano e svolgono una serie di conferenze, ma pure tavole rotonde, in sessioni mattutine e pomeridiane. Partecipano anche una ventina di studenti che hanno vinto la borsa di studio, cioè l’ospitalità ad Arpino. Alla fine, i vari interventi dei relatori sono raccolti e pubblicati, quest’ anno dall’Edicusano.
Il tema della decima edizione della SEA è Lavoro e insegnamento universitario nell’era della Rivoluzione telematica. Sembra che lei abbia voluto enfatizzare la prospettiva parlando di un’ “era della Rivoluzione telematica”!
Molti non si sono accorti che il mondo dell’università e del lavoro è cambiato. L’epidemia di Covid per un verso ci ha trovati impreparati, per un altro ha evidenziato che si continuava a insegnare e a produrre come cento anni fa, anche se la tecnologia, l’informatica e la telematica, che è un insieme di tecnologie che trascende le singole “componenti”, ci permettono di fare le stesse cose meglio e con un ridotto consumo di tempo e di energie.
Ci può riassumere in qualche battuta quali sono le principali caratteristiche della “Rivoluzione telematica” nell’ambito del lavoro, in particolare dell’insegnamento universitario?
L’ho appena ricordato, in termini più concettuali potremmo dire che le due principali categorie dell’esistenza umana, il tempo e lo spazio, sono rivoluzionate dalle tecniche e dalla telematica. Le faccio un esempio: se lei avesse seguito un mio corso universitario all’Unicusano, per ascoltare 45 ore di lezioni avrebbe impiegato 45 ore o poco più, nel senso che avrebbe acceso il suo PC, avrebbe sentito la lezione scelta fra i materiali del mio corso, avrebbe risposto ai test di verifica dell’attenzione o dell’apprendimento, avrebbe letto le slides con le sintesi dei passaggi più importanti e nel giro di 35/40 minuti avrebbe non solo ascoltato la lezione, ma pure verificato il suo livello di comprensione della stessa. Poi, in piattaforma, avrebbe trovato le mie dispense con la parte sulle tematiche discusse a lezione. Avrebbe potuto completare la sua preparazione ponendomi delle domande quando io ricevo in teleconferenza o in presenza gli studenti, cioè ogni giorno, oppure svolgere un elaborato scritto, un’etivity, su tematiche da me proposte e poi da me corrette.
Le cose sarebbero andate molto diversamente se lo studente avesse seguito un corso “in presenza”, in una università “tradizionale”? Lei in un suo libro che è in uscita per l’Edicusano ha parlato di “un’università ferma agli anni Cinquanta”!
Certo, lo stesso studente che avesse voluto seguire una lezione di Filosofia del Diritto in un’università di Roma “in presenza” avrebbe dovuto trasferirsi a Roma, affittare una casa, sostenere tante spese. Poi, dalla sua abitazione, prendere l’autobus o la metro per andare in sede, per ascoltare la lezione di un docente che arriva, parla per 45 minuti e se ne va, senza lasciare traccia alcuna, se non qualche appunto che lo studente prende di sua iniziativa. Con il docente lo studente probabilmente non scambierà mai una parola. Forse lo rivedrà all’esame. Sentita la lezione lo studente ritorna a casa. Spesso si consuma mezza giornata per sentire una o due lezioni. Sono stato un pò liquidatorio in questa mia sintesi [il prof. Ferri sorride, ndr], ma la sostanza del discorso è proprio questa. Giornate intere “perse” per sentire delle conferenze ex cathedra, senza confronto e senza verifiche dell’apprendimento.
Potremmo riassumere il suo discorso dicendo che l’insegnamento attraverso la telematica ci permette di risparmiare tempo, energie, risorse e…
E soprattutto dà a tutti o quasi la possibilità di studiare e permette di studiare meglio, questo è il punto essenziale. Si può seguire un corso universitario da casa propria, negli orari che si scelgono, ma allo stesso tempo per cinque giorni a settimana si può interagire con il tutor della materia e il docente. Una flessibilità straordinaria e la possibilità di destinare allo studio tutto il tempo di cui si dispone, senza passare delle ore in auto o in treno per andare a sentire delle conferenze in un’aula scolastica, in giorni ed orari che non sceglie certo lo studente.
Professor Ferri, quella che lei prospetta sembra una soluzione ideale a problemi di tempo, di risorse e di mobilità che molti hanno. Ma perché, allora, nei confronti degli atenei telematici ci sono a livello universitario, politico e legislativo ancora molte resistenze?
Se mi passa una battuta, si potrebbe dire che per un verso ci criticano, ma per un altro la didattica a distanza, per via telematica, è sempre più adottata dagli stessi atenei definiti “in presenza”. Le critiche sono conseguenze di ritardi culturali, di quanti pensano che siamo ancora nel V secolo avanti Cristo, quando per ascoltare una lezione di Socrate si doveva andare ad Atene. Oggi basta collegarsi in teleconferenza, attraverso un PC. Molti non se ne sono accorti.
Sono ancora tante le cose di cui vorremmo parlare con lei, a proposito della SEA 2022 e del tema di quest’edizione. Ne riparleremo prossimamente, se lei è disponibile.
Molto volentieri, mi lasci solo aggiungere che questa iniziativa, come le precedenti edizioni della SEA, è stata resa possibile soprattutto grazie al supporto economico ed organizzativo dell’Unicusano, ma pure della Fondazione Mastroianni e della città di Arpino e che, accanto alla parte scientifica, nella SEA di quest’anno ci saranno anche iniziative musicali ed artistiche. Ne riparleremo.