Indici di fiducia a confronto: aumenta quello delle imprese ma registra un’evoluzione negativa quello dei consumatori. Secondo i dati ISTAT a giugno l’indice di fiducia delle imprese ha visto una crescita per il secondo mese consecutivo da 111 a 113.6 registrando il valore più elevato da dicembre 2021. Tale espansione ha toccato tutti i comparti economici presi in analisi seppur con intensità e velocità diverse. I servizi di mercato registrano l’incremento più marcato dell’indice, determinato soprattutto dal settore dei trasporti e del magazzinaggio.
Se da un lato c’è un crescita, dall’altro un diffuso peggioramento. L’istituto di statistica ha rilevato che l’indice di fiducia dei consumatori ha avuto un’evoluzione negativa. Da 102,7 a 98,3 punti, perdendone quindi 4,4 e raggiungendo un minimo da novembre 2020.
Tutte le componenti di questo indice sono in calo. In particolare, il clima economico e quello corrente che registrano le diminuzioni più nette scendendo, rispettivamente, da 103.6 a 93.9 e da 104.6 a 97.9. Infine, il clima personale flette da 102.4 a 99.8 mentre il clima futuro passa da 99.8 a 98.8.
Indici di fiducia: le contraddizioni di questi tempi
Quanto alle componenti degli indici di fiducia, nella manifattura migliorano sia i giudizi sugli ordini sia le attese sulla produzione; le scorte sono giudicate in accumulo rispetto al mese scorso. Nel comparto delle costruzioni il miglioramento dei giudizi sugli ordini si abbina ad un deterioramento delle attese sull’occupazione.
Con riferimento ai servizi di mercato, tutte le variabili che compongono l’indicatore registrano un’evoluzione positiva connotata da un marcato incremento dei saldi. Infine, nel commercio al dettaglio la dinamica positiva dei giudizi sulle vendite si associa a una flessione delle scorte di magazzino e a un peggioramento delle aspettative sul volume delle vendite future.
Il quadro appena descritto è visibilmente caratterizzato da insicurezza e contraddizioni, in cui si combinano segnali di debole ottimismo da parte degli imprenditori. L’impatto dell’oscillazione dei prezzi su aspettative e atteggiamenti dei consumatori non può che farsi sentire, ma sarà il tempo a determinarne l’intensità.