Nella consueta conferenza stampa prima di Wimbledon Djokovic si è espresso su molti argomenti più o meno scottanti; una delle risposte che tutti aspettavano era quella sulla partecipazione agli US Open: questa volta Nole sembra rassegnato e non vuole andare allo scontro come avvenuto agli Australian Open.

Djokovic e gli US Open

Allo stato attuale non mi è concesso entrare negli States. Mi piacerebbe andare negli Stati Uniti e giocare gli Us Open, ma per il momento non è possibile. Questa cosa mi dà grandi motivazioni per fare bene qui a Wimbledon”.

Un’ennesima presa di posizione dura, Djokovic ha ribadito più volte i dubbi sul vaccino e la volontà di controllare completamente quello che entra nel suo corpo, a costo di pagarne conseguenze estreme per la sua carriera, come d’altronde sta accadendo.

Djokovic sulla scelta della non assegnazione dei punti a Wimbledon

Probabilmente influenzerebbe di più altri giocatori che me, a dire il vero. Non voglio dire che i punti in classifica non sono importanti per me, di certo lo sono, ma non come fino a poco tempo fa. Ora, da quando ho battuto il record di più settimane come n.1, non sto davvero inseguendo la classifica, da allora non è stato importante in termini di priorità per me. Ovviamente capisco che oltre il 90 percento del giocatori che stanno giocando e quelli che non stanno giocano in questo torneo saranno più influenzati dai punti. Quest’anno non ho avuto la possibilità di difendere 4.000 punti, 2.000 in Australia, 2.000 qui. Ciò influisce sulla mia classifica in generale, ma le mie priorità ora sono diverse. Quindi non sono così colpito, per così dire

Djokovic sull’esclusione degli atleti russi da alcuni tornei

Naturalmente, non ho intenzione di commentare o entrare nei meriti della guerra, ma quello che posso dire da figlio di una guerra, molte guerre in realtà durante gli anni ’90, è che so come ci si sente ad essere nella posizione. Ma d’altra parte, non posso dire di essere pienamente d’accordo a vietare a giocatori di tennis russi, tennisti bielorussi, di gareggiare all’infinito, non vedo come abbiano contribuito a tutto ciò che sta realmente accadendo. Penso che accetterebbero il compromesso che hanno effettivamente avuto, come una situazione con partite olimpiche da giocare sotto bandiera neutra.

Mi sento come se loro meritino di vincere, meritino di competere, sono atleti professionisti, e nessuno di loro ha supportato la guerra. Una volta che succede qualcosa del genere su un grande palcoscenico, qualsiasi cosa tu dica da persona di uno o l’altro paese sarà giudicato in un modo o nell’altro. Capisco entrambe le parti, è davvero difficile dire cosa sia giusto e cosa sbagliato. Ma, nel mio cuore di atleta, mettendomi in una posizione in cui qualcuno mi bandirebbe dal giocare a causa di queste circostanze, cui non ho contribuito, non credo sia giusto. Lascia che ti ricordi che, dal ’92 al ’96, a tutti gli atleti della Serbia non è stato permesso di competere sul palcoscenico internazionale in qualsiasi sport, quindi so come ci si sente. A quel tempo ero troppo giovane, ma conosco atleti che gareggiavano in quel momento, e so come ciò ha influenzato le loro vite; molti di loro hanno lasciato lo sport perché quattro anni sono tanti“.

Niente US Open quindi per Djokovic, che dovrebbe chiudere la stagione degli Open sull’erba di Wimbledon, dove cercherà di sollevare il trofeo per la settima volta.