Mille abitanti e un milione e mezzo di finanziamento dal Pnrr per investimenti materiali e immateriali a favore del patrimonio culturale.
Radicofani, in provincia di Siena, è uno dei paesi più conosciuti della Valdorcia grazie alle bellezze naturali e artistiche e alla notorietà che a metà degli anni Ottanta gli dette il bandito Ghino di Tacco che nel XIII secolo spadroneggiava col padre e il fratello nelle campagne senesi e che elesse Radicofani a suo quartier generale. Da lì lì controllava l’accesso alla strada che da Firenze porta a Roma, esigendo al passaggio un pesante tributo. Ma il Robin Hood della Valdorcia sarebbe rimasto confinato negli studi di storia locale se, nell’85, il fondatore del quotidiano “La Repubblica” Eugenio Scalfari non avesse paragonato il leader socialista Bettino Craxi, allora vero ago della bilancia della politica italiana, a Ghino di Tacco. E il paragone piacque allo stesso capo del PSI che cominciò a utilizzare lo pseudonimo per i suoi corsivi sull’Avanti, il quotidiano socialista.
Il bandito Robin Hood che piaceva a Bettino Craxi
E Craxi “incontrò” il bandito nel ’90 quando accolse l’invito del sindaco socialista di Radicofani Anna Bonsignori e si recò nel borgo della Valdorcia accolto da decine e decine di cittadini riconoscenti perchè aveva favorito la concessione di un cospicuo finanziamento per il restauro della Rocca, simbolo del paese insieme al giardino massonico Bosco Isabella. Nel ’90 il sindaco attuale Francesco Fabbrizzi, andava all’asilo (è nato nell’85) e oggi può annunciare ai suoi compaesani che sono in arrivo un milione e cinquecentomila euro per restauri e progetti culturali. Mica poco per il borgo caro a Ghino di Tacco. E a Craxi.
Stefano Bisi