Cambiano gli equilibri della maggioranza che sostiene il governo Draghi. La Lega, diventata numericamente il primo gruppo parlamentare alla Camera, lancia prima un messaggio distensivo e tranquillizante a Palazzo Chigi ma poi mette alcuni punti fermi sulla prosecuzione dell’azione dell’Esecutivo: Matteo Salvini, ad esempio, fa sapere di non essere intenzionato a chiedere un rimpasto, ma rilancia immediatamente su quota 41. Anche il leader del M5s Giuseppe Conte punta sui temi e minimizza la perdita del primato a Montecitorio: “Io mi preoccuperò il giorno in cui non saremo la prima forza nel combattere le battaglie sociali”, afferma.

Mentre i partiti cercano di riposizionarsi, dal Quirinale scrutano la situazione e l’evolversi delle vicende politiche italiane con un occhio particolare alla stabilità del governo e quindi del paese. In particolare si cerca di capire se dopo l’estate qualcuno tra Lega e 5stelle tenterà di “strappare” per uscire dal governo (le indiscrezioni in questo senso non mancano) e portare il paese al voto. “Sicuramente nessuno muoverà le proprie pedine prima dell’autunno”, spiegano ambienti del Quirinale che però aggiungono: “Dopo l’estate ci sarà da discutere la legge di bilancio una delle più importanti degli ultimi anni per cui sarà estremamente improbabile che qualche partito voglio assumersi la responsabilità di lasciare il paese senza governo”.

Ma la situazione rimane estremamente complicata e non si può escludere nulla. A cominciare dal fatto che in caso di crisi di governo più che le elezioni immediate il Colle propenderebbe per un rinvio di Draghi alle Camere per verificare se ha i numeri per andare avanti. E dopo l’uscita di Luigi Di Maio dai 5 Stelle i numeri al governo non dovrebbero mancare. Per questo le elezioni anticipate appaiono uno scenario sempre più improbabile. Mattarella e Draghi puntano sempre più a votare nel mese di maggio del 2023.