Inflazione, Fassina: “Basta far pagare la guerra ai più poveri!”

Inflazione.

Stefano Fassina, deputato di Leu, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta” condotta dal direttore Gianluca Fabi su Radio Cusano Campus, per parlare della situazione economica in Italia e in Europa.

“Siamo in un’economia di guerra e non si può normalizzare la politica monetaria e di bilancio, altrimenti fai pagare i costi ai lavoratori e alle piccole imprese -ha affermato Fassina-. Se continuano ad aumentare i tassi d’interesse, pagano i lavoratori e i lavoratrici con la recessione, in un’economia di guerra. Si fanno scelte che aggravano la recessione perché è evidente che in un contesto di guerra che incide sulle materie prime e sull’energia, non puoi reagire come sta reagendo la Bce e i governi che stanno aumentando i tassi d’interesse e smettendo di comprare i titoli di Stato. E’ chiaro che l’inflazione è come una tassa occulta che colpisce i redditi più bassi. La Bce per i Paesi più esposti deve continuare ad acquistare titoli di Stato. Il tetto al prezzo del gas, visto che non si sblocca a livello europeo, va fatto a livello nazionale. Inoltre, se chiedi ai lavoratori di non cercare salari più elevati per compensare l’inflazione, devi fare sgravi fiscali finanziandoli andando a colpire gli extra profitti delle multinazionali”.

Sulla guerra in Ucraina:

“La strategia della Nato non ha contribuito a costruire le condizioni per un negoziato, si è cominciato a parlare di regime change a Mosca, si è posto come obiettivo la vittoria dell’Ucraina, è chiaro che se sono questi gli obiettivi si va verso l’escalation militare. Va definito un obiettivo realistico. Purtroppo l’obiettivo reale che tutti vorremmo ha dei costi insostenibili a livello di popolo ucraino ed europeo, bisogna scegliere il male minore e dunque il compromesso. C’è una retorica inevitabile che i governi devono tenere, dopodichè l’Ucraina va avanti perché è sostenuta da Usa, Regno Unito e Paesi europei. E’ evidente che l’Ucraina deve partecipare alla costruzione di un compromesso accettabile, però si ridefinisce l’ordine geopolitico globale, in quel negoziato ci sono innanzitutto gli Usa e l’Ue”.