La Ministra della Giustizia Marta Cartabia, rispondendo a un’interrogazione sul sovraffollamento carcerario di Lucia Annibali, capogruppo in Commissione Giustizia alla Camera di Italia Viva, ha detto: “L’attuazione della delega per il processo penale, i cui decreti legislativi sono in fase di elaborazione e saranno portati a breve al Consiglio dei ministeri ha una parte importante che riguarda le pene sostitutive delle pene detentive brevi sino a 4 anni”.

Pene alternative per risolvere il problema del sovraffollamento 

La Ministra Marta Cartabia ha parlato dell’importanza delle pene sostitutive come soluzione al problema del sovraffollamento nelle carceri:

Visto che le pene fino a 4 anni riguardano circa il 30% della popolazione carceraria, l’impatto di queste misure può essere molto significativo. Le pene alternative alle sanzioni detentive brevi potranno osare sollievo al sovraffollamento, così come altri interventi previsti nell’attuazione della delega, tra cui l’ampliamento della non punibilità per la particolare tenuità del fatto e della sospensione del procedimento con messa alla prova.

Ha aggiunto:

Siamo quasi a 74mila contro i 54mila e per questo è stata autorizzata, l’assunzione di unità di personale destinato agli uomini nella misura di 1092 unità e 11 dirigenti.

La Cartabia ha parlato anche delle liberazione anticipata:

Se ne discute per indagare se la pandemia della pena, in particolare per i due anni di carcere è stato più duro e afflittivo, giustamente se ne discute.

Sovraffollamento carceri: 3.792 carcerati scontano pene sotto i 2 anni

Il Garante dei diritti delle persone private della libertà personale Mauro Palma, in una relazione presentata lunedì 20 giugno al Parlamento ha scritto:

Ben 1.319 sono in carcere per esecuzione di una sentenza di condanna a meno di un anno e altre 2.473 per una da uno a due. È superfluo chiedersi quale possa essere stato il reato commesso che il giudice ha ritenuto meritevole di una pena detentiva di durata così contenuta; importante è piuttosto riscontrare che la sua esecuzione in carcere, pur in un ordinamento quale il nostro che prevede forme alternative per le pene brevi e medie, è sintomo di una minorità sociale che si riflette anche nell’assenza di strumenti di comprensione di tali possibilità, di un sostegno legale effettivo, di una rete di supporto.