Sull’omicidio di Gigi Bici, nome con cui era noto a tutti Luigi Criscuolo sono arrivate dalla ricostruzione delle indagini della procura di Pavia. La donna accusata della sua morte è Barbara Pasetti, che lo avrebbe ucciso a causa di un… ripensamento.
L’accordo fra i due per assassinare il marito
Secondo la procura pavese infatti, Barbara Pasetti avrebbe ucciso Gigi Bici (soprannome dato a Criscuolo per il suo negozio di biciclette a Pavia), perché il commerciante si sarebbe rifiutato di aiutarla ad aggredire il suo ex marito, Gian Andrea Tofano. E, per uccidere Gigi Bici, gli avrebbe strappato dalle mani l’arma che lui stesso avrebbe dovuto usare contro l’ex coniuge, sulla base di un primo accordo. Sempre per la Procura pavese, la donna aveva maturato il proposito di “far male” al coniuge sin dall’aprile del 2021 e avrebbe all’inizio convinto la vittima a collaborare dietro compenso. La Pasetti gli aveva anche prestato un’arma per portare a termine la sua missione: un revolver privo di numero di matricola, calibro 7,65, con applicate due etichette adesive sulle quali aveva annotato informazioni utili all’uomo per utilizzare la pistola contro il marito di lei.
Il ripensamento di Gigi Bici
L’8 novembre 2021 però Criscuolo aveva cambiato idea ed era andato a casa di Pasetti proprio per riconsegnarle l’arma. Si era fatto aprire il cancello e l’aveva attesa fuori dall’abitazione, limitandosi ad abbassare il finestrino. Ma la donna, “infastidita dall’improvviso rifiuto e dal secondo fallimento del suo progetto offensivo nei confronti dell’ex marito”, avrebbe afferrato l’arma, indossando dei guanti, e fatto fuoco a bruciapelo contro la tempia sinistra di Gigi Bici. Il proiettile aveva trapassato il vetro del finestrino frantumandosi nei frammenti, poi ritrovati in una grata sopra un canale di scolo nel cortile della donna.
La donna tradita dalle etichette
Pur avendo sempre negato qualsiasi coinvolgimento nella morte di Gigi Bici, Barbara Pasetti sarebbe stata tradita, tra le altre cose, anche dalla presenza di materiale biologico sulle etichette adesive apposte sulla pistola. Ma sono tanti e numerosi gli indizi contro la fisioterapista messi in fila in un comunicato della Procura di Pavia: “le analisi botaniche non hanno restituito alcun dubbio circa la provenienza degli arbusti utilizzati per coprire il corpo di Criscuolo; il carrello meccanico e la grata coprente il canale scolmatore si sono rivelati coperti da significative tracce di sangue di quest’ultimo; il cranio è stato trapassato da un proiettile di calibro identico a quello che la pistola nascosta da Pasetti era capace di sparare; un’ogiva relativa a un proiettile simile era stata rinvenuta proprio nella parte di cortile antistante la porta d’accesso all’abitazione”. “Nessun elemento – è la conclusione degli inquirenti – può far dubitare sul fatto che Criscuolo sia stato ucciso all’interno della proprietà di Pasetti, che il suo corpo sia stato nascosto dagli arbusti e che nessun terzo soggetto abbia preso parte a tali attività”. Le indagini sono state lunghe e complesse anche per le “false piste” proposte dalla donna.
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