Emanuela Orlandi 39 anni dopo

Emanuela Orlandi 39 anni dopo. Sono passati esattamente 39 anni da quel 22 giugno 1983 in cui Emanuela Orlandi scomparve nel nulla. Oggi alle ore 18 in largo Giovanni XXIII proprio di fronte alla basilica di San Pietro, il consueto sit-in di ricordo della 15enne cittadina vaticana, organizzato da Pietro Orlandi. Lo slogan di quest’anno è ‘il Papa deve consegnare la verità alla giustizia’. Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, e l’avvocato Laura Sgrò, legale della famiglia Orlandi, hanno parlato dei recenti sviluppi del caso a Cusano Italia Tv, nella trasmissione “Crimini e Criminologia”, condotta da Fabio Camillacci.

Pietro Orlandi: “Il Papa consegni la verità alla giustizia”

Pietro Orlandi ha dichiarato:

“Papa Francesco nei mesi scorsi, da noi sollecitato a prendere in considerazione le nuove preziose rivelazioni sulle tombe al cimitero teutonico che ci hanno fatto autorevoli fonti interne al Vaticano, ci ha scritto dicendoci ‘andate dal promotore di giustizia del Vaticano Alessandro Diddi per avviare tutte le inchieste del caso’. Nonostante tutto il dottor Diddi non solo non ci ha convocato ma non ci ha nemmeno risposto”.

Poi il fratello di Emanuela Orlandi ha rivelato:

“Quando nel 2013 subito dopo la sua elezione, Papa Francesco mi disse ‘Emanuela sta in cielo’, io feci subito richiesta al segretario particolare di Bergoglio monsignor Fabian Pedacchio Leaniz al fine di avere un incontro col Pontefice per avere da lui una spiegazione su quella risposta e anche per raccontargli il perché di certe mie azioni. Da quel momento nei miei confronti e della mia famiglia il muro di gomma si è alzato ancora di più al punto che il Segretario di Stato cardinale Pietro Parolin che incontrai personalmente in più occasioni mi disse in modo netto ‘scordatelo che Papa Francesco ti possa incontrare perché da parte sua purtroppo c’è chiusura totale nei confronti di questa storia’. Ecco perché adesso mi ha colpito molto la lettera di risposta che ci ha scritto il Santo Padre invitandoci a far verbalizzare presso il promotore di giustizia del Vaticano le nuove importanti novità che abbiamo raccolto grazie a fonti interne vaticane; perché scrivendoci, il Papa ha dimostrato che sembra esserci la volontà di trovare il modo di chiudere questa storia lunga ben 39 anni. Una storia che è una vera e propria spada di Damocle per il Vaticano. Purtroppo, il nome Emanuela Orlandi in Vaticano è tabù. Il mistero continua a ruotare intorno al cimitero teutonico vaticano. L’apertura delle due tombe avvenuta nel 2019 ha portato alla luce una misteriosa stanza in cui c’era un ossario dal quale sono stati tirati fuori 20 sacchi di ossa, ossa che sono state analizzate in un giorno e mezzo a occhio, senza analisi approfondite ma a vista dicendo ‘questa è vecchia, questa non è vecchia, questa non può essere’. Subito dopo la Sala Stampa vaticana ha fatto uscire un comunicato in cui c’era scritto: ‘abbiamo analizzato tutte le ossa ritrovate nelle tombe sono tutte ossa dell’800’. Un bel modo per far passare il messaggio sbagliato dell’ennesimo buco nell’acqua; un bel modo per lavarsene ancora le mani. D’altronde il magistrato Giancarlo Capaldo che indagò sulla scomparsa di mia sorella, mi ha rivelato che in quel famoso incontro che ebbe con i giudici vaticani gli dissero chiaramente ‘guardi che comunque la verità sulla scomparsa di Emanuela Orlandi non potrà e non dovrà mai uscire’. Ecco perché adesso a quasi 40 anni di distanza chiedo a Papa Francesco di consegnare la verità alla giustizia”