Nell’anno del trentennale della Strage di Capaci, il neo procuratore generale Lia Sava torna a parlare dei fatti accaduti a Palermo all’epoca in un’intervista al centro studi Pio La Torre. Il riferimento e i commenti derivano dalle sentenze dei processi “Capaci bis” in Cassazione (14 giugno) e “Borsellino quater” (11 maggio).
“Sulle stragi del ’92-’93 mancano dei pezzi che potrebbero riguardare i cosiddetti concorrenti esterni, cioè entità esterne a Cosa nostra che potrebbero aver dato un ausilio alla realizzazione”
Strage di Capaci, per Lia Sava trovare la verità è una questione quasi personale
Il procuratore generale Lia Sava torna a fare il punto sulla verità che ruota attorno alle Stragi del ’92-’93, tra cui quella di Capaci, sottolineando come ci sia la ferma volontà di colmare le lacune che rimangono a distanza di trent’anni. Per lei quel periodo ha un significato particolare, poiché pur essendo lontana geograficamente dalla vicenda (è di origini pugliesi), l’accaduto coincise con il suo ingresso nel mondo della magistratura, intrapreso con fortissimo slancio.
“Ci sono ancora delle ipotesi da esplorare e servirà la massima collaborazione tra le procure di Palermo, Caltanissetta, Reggio Calabria, Firenze e la Dia. Vorrei ripartire dalle parole di uno dei grandi collaboratori di giustizia, Antonino Giuffrè, il quale parla di “tastata di puso” per definire il periodo precedente alle stragi, probabilmente riferendosi alla conta dei favorevoli e dei contrari. Le sue dichiarazioni sarebbero un ottimo punto di ripartenza per le indagini”
Nella sua chiacchierata a tutto tondo, Sava allarga il campo a due piaghe di stampo mafioso come il pizzo e l’abigeato, ossia il furto del bestiame:
“Se oggi sono fenomeni ancora così radicati significa che il lavoro collettivo e dei singoli non ha funzionato. E anche lo Stato non è riuscito a essere una garanzia di sicurezza necessaria, sia a chi denuncia sia alla sua famiglia. Sull’abigeato c’è un forte ritorno al passato, un qualcosa di difficile estirpazione a maggior ragione con la crisi economica che si prospetta. Un’ulteriore strumento di ricchezza delle mafie da contrastare ogni giorno”
Lia Sava si è insediata sulla poltrona della Procura di Palermo lo scorso 23 aprile, proveniente dalla vicina Caltanissetta. Sin dal suo esordio non ha mai mancato di sottolineare l’impegno della giustizia per ricercare la totale verità sulle stragi di quel biennio macchiato di sangue. Una vocazione che la 49enne si impegna a portare avanti con profondo senso di riconoscenza.