Il caldo torrido che sta colpendo l’Italia porta con sé anche la siccità: una condizione meteorologica che sta mettendo in ginocchio il nostro Paese, con il ministro delle politiche agricole Patuanelli che vede inevitabile dichiarare lo stato di crisi. Molte le città della Penisola colpite dalla siccità, tra queste c’è anche Roma che, se a luglio non piove, rischia di vedersi razionata l’acqua nelle case, come teme il segretario generale dell’autorità di bacino dell’Appennino centrale Erasmo D’Angelis.
Patuanelli e lo stato di crisi: “Nel Mezzogiorno il problema siccità è endemico”
La siccità sta mettendo a rischio il settore agricolo e e gli allevamenti del nostro Paese, in particolare nel Meridione. Per arginare il più possibile questa emergenza, il ministro Stefano Patuanelli ritiene che sia utile dichiarare lo stato di crisi:
“Stato di crisi significa razionare l’uso dell’acqua, quindi meno pressione al rubinetto, l’utilizzo delle autobotti, l’intervento della protezione civile e la possibilità per i sindaci di emettere ordinanze per limitare l’uso dell’acqua, ma servirebbe maggiormente uno stato di prevenzione. Le regioni del Nord Ovest sono già in sofferenza, e ora anche quelle del Nord Est sono in emergenza, il Centro è in una situazione pre emergenziale, mentre nel Mezzogiorno il problema siccità è endemico: significa che il Sud, con alle spalle diverse annate caratterizzate dalla siccità, ha molte zone che vanno verso la desertificazione. Siamo passati da una media di 40 giorni di emergenza all’anno a oltre 150 e questo mette in difficoltà l’agricoltura. Ci restano 10-15 giorni di riserve d’acqua per irrigare i campi”
Una situazione che preoccupa anche le grandi città come Roma, con le istituzioni che cercano di trovare una soluzione in vista dei prossimi mesi.
D’Angelis: “A Roma bar e ristoranti potrebbero riusare acqua depurata”
La siccità rischia di far collassare anche le grandi città come Roma. È sulla stessa lunghezza d’onda del ministro Patuanelli anche Erasmo D’Angeli, dal 2018 segretario generale dell’autorità di bacino del Tevere e dell’Italia centrale. Se a luglio non piove, la Capitale dovrà fronteggiare il problema siccità con razionamento e riutilizzo dell’acqua depurata, come spiega D’Angeli:
“Siamo davvero preoccupati. Se entro venti giorni non pioverà, dovremo cominciare a razionare l’acqua. Non avremo alternativa: partiremo dall’agricoltura, ma poi potremo anche arrivare a quella potabile delle case e non basterà di certo un temporale estivo, servono le piogge che sono mancate da gennaio. È una questione molto delicata. È un problema serio per la nostra agricoltura, questo è un periodo fondamentale, purtroppo saremo costretti ai razionamenti ma potremo anche spingerci oltre con limitazioni di acqua potabile nelle case, magari di notte come avvenne nel 2017. Dobbiamo iniziare a risparmiare: aziende,artigiani, bar e ristoranti potrebbero riusare l’acqua depurata per scopi industriali”
Si è arrivati a questa situazione per la mancanza di precipitazioni in questo inverno e, per combattere il problema siccità, D’Angelis chiede un aiuto più concreto da parte del governo:
“Siamo arrivati a questo punto perché in inverno ha piovuto pochissimo e le nevicate sono state inesistenti. Dobbiamo limitare lo spreco di acqua che, molto spesso, si trova anche nell’uso privato: l’acqua è un bene pubblico e per questo è importante il suo riutilizzo. Siamo l’unico paese in Europa che non riusa l’acqua depurata e da giugno del prossimo anno scatteranno le sanzioni. Faremo un appello al governo perché rimoduli il Pnrr. L’acqua non può essere la cenerentola del Piano a cui viene destinato solo il 2%. Va stanziato molto di più per ragionare di nuovi invasi per trattenere l’acqua piovana: dobbiamo stoccare l’acqua come si faceva negli anni 70. Oggi abbiamo perso circa il 4% della capacità che avevamo allora. Ci vuole il 20% del Pnrr, non basta il 2%”
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