Con l’autopsia sul corpo della piccola Elena Dal Pozzo, la bambina uccisa in provincia di Catania, ancora in corso la procura del capoluogo etneo rivela che la vittima non sarebbe morta sul colpo a causa delle undici coltellate subite. Solamente uno dei fendenti avrebbe infatti compromesso i vasi dell’arteria succlavia, nella parte alta del torace.
Catania, si attende l’esito dell’esame tossicologico sul corpo della piccola Elena
Il procuratore di Catania Carmelo Zuccaro rivela alla stampa le prime indiscrezioni relative all’autopsia sul corpo di Elena Dal Pozzo, la bambina di 5 anni uccisa a Mascalucia. A dispetto delle numerose coltellate inflitte, solamente una di queste avrebbe danneggiato in maniera seria l’organismo, colpendo l’arteria succlavia. Fendenti riconducibili a un tradizionale coltello da cucina, sebbene l’arma del delitto non sia ancora in possesso delle autorità.
Secondo l’analisi autoptica la bambina non è dunque deceduta sul momento, ma sarebbe trascorsa almeno un’ora rispetto al pranzo, avvenuto nella scuola elementare che frequentava alle 13 circa. I lavori di approfondimento proseguiranno con l’esame tossicologico, utile a valutare se l’omicidio sia stato pianificato dalla madre.
Intanto il Gip di Catania, Daniela Monaco Crea, ha convalidato il fermo di Martina Patti tramite custodia cautelare con l’accusa di omicidio premeditato pluriaggravato e occultamento di cadavere. Oggi è in programma inoltre una nuova visita all’abitazione della donna in coordinamento con le autorità scientifiche i Ris di Parma per scandagliare la zona.
Prende forma anche il lavoro di profiling della madre
Nella giornata di ieri Martina Patti ha confessato nell’interrogatorio di garanzia di aver agito da sola, tuttavia gli inquirenti sono convinti che sia stata aiutata da un complice anche solo per seppellire il corpo. La Procura rimane in attesa dei risultati degli esami richiesti, effettuati presso l’obitorio dell’ospedale Cannizzaro di Catania.
Si cerca inoltre di ricostruire l’identikit della madre per comprenderne meglio la personalità. Molti criminologi forensi hanno avallato in queste ore la tesi della Sindrome di Medea, una patologia che spinge le madri a uccidere i figli per vendicarsi dei mariti.