Parla Beppe Grillo (per dire che la regola sul doppio mandato deve rimanere immutata), parla Luigi Di Maio (che attacca il capo politico e il garante), parla Alessandro Di Battista (in procinto di partire per la Russia), tace (per il momento) Giuseppe Conte. C’è tempesta in casa 5 Stelle. Il ministro degli Esteri ha innescato nuove bordate contro l’ex presidente del consiglio che pero’, interrogato dai cronisti, ha preferito non replicare. Il doppio mandato e l’intervento sull’Ucraina e il Consiglio Ue che Draghi terra’ in Parlamento la prossima settimana: sono questi i temi della doppia invettiva di Di Maio.
M5S, Beppe Grillo esce allo scoperto per difendere il limite dei due mandati
Esce poi allo scoperto Beppe Grillo che oggi sul suo blog pubblica un lungo articolo firmato da ‘l’elevato’ sotto il titolo ‘Il Supremo mi ha parlato’. Un intervento tutto in difesa della norma che impedisce ai parlamentari di candidarsi per un terzo mandato. “Appare sempre piu’ opportuno estendere l’applicazione delle regole che pongono un limite alla durata dei mandati”, afferma il fondatore del Movimento. “Alcuni obiettano – soprattutto fra i gestori che si arroccano nel potere – che un limite alla durata dei mandati non costituisca sempre l’opzione migliore. Cio’ e’ ovviamente possibile, ma – attacca il garante – il dilemma puo’ essere superato in altri modi, senza per questo privarsi di una regola la cui funzione e’ di prevenire il rischio di sclerosi del sistema di potere, se non di una sua deriva autoritaria, che e’ ben maggiore del sacrificio di qualche (vero o sedicente) Grande Uomo”.
M5S, Luigi Di Maio teme di non essere ricandidato
Ma qual è il motivo di tanto trambusto? I motivi della guerra intestina sono essenzialmente due spiega spiega un big del movimento un tempo vicino a Di Maio: «Prima di tutto c’è la paura che Conte utilizzi il voto sul terzo mandato per far terminare la carriera politica di Di Maio, impedendogli di ricandidarsi». E poi ci sono vecchi rancori su dissidi mai del tutto sopiti: basti ricordare quanto accaduto durante la settimana dell’elezione del Capo dello stato. Quanti sarebbero pronti a seguire Di Maio in un eventuale scontro con l’attuale leader? All’interno del partito stanno già mettendo mano al pallottoliere: da 60 a 90 parlamentari, praticamente tutti quelli sicuri di non essere rieletti. Ma potrebbero aggiungersene molti di più perché i sondaggi potrebbero peggiorare ancora. «Il telefono di Luigi sta squillando come non mai in questi giorni», c’è chi sussurra a mezza bocca