Discarica Malagrotta, il sindaco di Roma Roberto Gualtieri , ha disposto la trasferenza di rifiuti urbani indifferenziati presso altri stabilimenti. In seguito all’incendio di mercoledì scorso al Tmb di Malagrotta il primo cittadino, in qualità di commissario straordinario di Governo, ha individuato per lo smaltimento dell’indifferenziato gli impianti Ama di Ponte Malnome e di Acilia.
La misura adottata dal sindaco Gualtieri – di una durata massima di due mesi – autorizza l’aumento della trasferenza dei rifiuti a ponte Malnome da 300 a 700 tonnellate al giorno e di 150 tonnellate al giorno allo stabilimento di Acilia, dove c’è anche il tritovagliatore dei rifiuti. Il trasferimento dei rifiuti dovrà essere completato entro 48 ore dal conferimento nei siti. In questo modo si procede a una sorta di ‘parcheggio’ temporaneo dei rifiuti talquali raccolti proprio con l’obiettivo di non farli accumulare in strada.
Discarica Malagrotta, allarme per imprese del territorio
Preoccupano le conseguenze ambientali ed economiche dell’incendio al Tmb. Inevitabilmente si ripercuoteranno anche sulle aziende agricole dell’area, già vincolate dalle restrizioni imposte con ordinanze regionali e comunali. Coldiretti Lazio lancia l’allarme per le imprese dell’area interessata dall’incendio, chiedendo ristori immediati. In un momento di particolare difficoltà per gli agricoltori, già alle prese con molteplici problematiche: dalle conseguenze causate dalla pandemia, all’aumento dei costi delle materie prime fino al caro carburante, alla siccità e alla peste suina.
E’ entrata in vigore l’ordinanza del Comune di Roma che dispone tra le altre cose – sottolinea la Coldiretti – il divieto di consumo degli alimenti di origine animale e vegetale prodotti nell’area individuata. A questi si aggiunge il divieto di pascolo e razzolamento degli animali da cortile, il divieto di utilizzo dei foraggi e cereali destinati agli animali che sono stati raccolti nel raggio di sei chilometri dall’impianto. Nuove prescrizioni potrebbero arrivare ancora nell’attesa di capire l’entità del disastro e le conseguenze che avrà sulla qualità dell’aria e l’eventuale presenza di diossina, che sarà accertata dall’attività dell’Arpa.
“Una situazione insostenibile. I danni causati all’agricoltura da questo incendio saranno incalcolabili e sommati alla lunga serie di problematiche, che già devono affrontare le nostre aziende, rischia di portare alla chiusura delle imprese già sul lastrico. Oltre alle ricadute che questo avrà sia su un indotto importante che sui dipendenti che rischiano il posto di lavoro”.
Vice presidente nazionale di Coldiretti David Granieri
Discarica Malagrotta, l’allarme dei medici ambientali
Una eventuale diffusione di diossina nell’aria causata dall’incendio presso la discarica di Malagrotta determinerebbe enormi rischi per la salute umana, essendo ben noti gli effetti cancerogeni e neurotossici di tale sostanza sul corpo umano. Lo afferma la Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima) lanciando l’allarme su potenziali conseguenze per la popolazione.
“La diossina è un inquinante organico persistente classificato dalla IARC come cancerogeno certo per l’uomo, oltre ad avere effetti neurotossici ed essere un distruttore endocrino. Il rischio aereo della diossina è limitato all’area interessata dai fumi del rogo e, in caso di nube tossica, a tutto il territorio colpito dalla ricaduta a terra dei fumi. Nel 90% dei casi l’esposizione umana alla diossina avviene per via alimentare attraverso il ciclo alimentare completo: frutta e verdura, foraggio di animali, allevamenti di animali, erbivori, carnivori di cui l’uomo si ciba. La diossina si bioaccumula soprattutto nei tessuti grassi dell’uomo e la sua emivita è piuttosto lunga: dai 5,8 anni ai 11,3 anni a seconda del metabolismo e dell’abbondanza di massa grassa. Studi effettuati nella terra dei fuochi hanno evidenziato presenza di diossina anche nel latte materno ed in quantità maggiori nelle donne più adulte che per più anni hanno assorbito ed accumulato l’inquinante tossico”.
Presidente Sima, Alessandro Miani
“La via aerea di esposizione è invece limitata alla zona dell’incendio in quanto la diossina è una sostanza chimicamente pesante che tende a precipitare entro brevi distanze dal luogo di emissione in atmosfera – spiega ancora Miani – Oltre alla diossina anche altre sostanze tossiche e cancerogene come metalli pesanti e furani possono liberarsi da un rogo di rifiuti e su questo le autorità dovranno monitorare aria, suolo e acque per comprendere quali e quanti inquinanti hanno interessato l’incendio”.
La Società Italiana di Medicina Ambientale consiglia quindi di evitare, in attesa di analisi e dati certi, di mangiare prodotti agricoli coltivati nelle zone adiacenti la discarica di Malagrotta e carni di animali allevati nelle stesse aree. Bene evitare contatto diretto con i fumi tossici che possono contenere anche altre sostanze irritanti per le vie respiratorie e le mucose esposte.