Almalaurea, il consorzio che riunisce 78 atenei di tutta Italia, ha pubblicato il 22° Rapporto sul Profilo dei Laureati e sulla Condizione occupazionale dei Laureati. Un lavoro complesso che ha coinvolto quasi un milione di laureati italiani e che si riferisce al 2021, tracciando una fotografia nitida e dettagliata dei principali aspetti della vita universitaria attuale.

Rapporto Almalaurea, leggero calo di immatricolazioni

Attraverso una conferenza stampa Almalaurea, l’associazione che unisce 78 atenei di tutta Italia, ha pubblicato il 22° Rapporto sul Profilo dei Laureati e sulla Condizione occupazionale dei Laureati. Un maxi report che analizza i risultati delle principali variabili legate al mondo universitario, da quelle geografiche a quelle socioculturali. Vediamo dunque le situazioni più interessanti.

Il primo dato che viene presentato è negativo, ossia il calo del numero di immatricolazioni (-3%). Era dall’anno accademico 2013/2014 che la tendenza era in costante crescita, ma tra le sfaccettature ci sono alcuni poli didattici che hanno invece visto un interesse crescente: è il caso degli atenei STEM (+14%), mentre le università umanistiche e artistiche vivono una piccola crisi (-15% e -11%).

Segue il dato geografico che invece conferma un trend ormai consolidato: sono soprattutto i diplomati del Sud a trasferirsi (28%), mentre rimangono più legati al contesto territoriale di crescita sia il Centro (13,2%) che il Nord (3,3%). Spazio poi alla divisione dei laureati per area didattica di provenienza. Il liceo rimane estrazione privilegiata, con tre studenti su quattro, in particolare la maturità scientifica (40,4%). La stragrande maggioranza dei ragazzi diplomati presso il liceo consegue poi una laurea magistrale a ciclo unico (89,6%).

Il dato anagrafico per eccellenza, ossia quello dell’età media dei laureati, è pari a 25.7 anni. Buona anche la percentuale di studenti che si laureano “in corso”, soprattutto nella magistrale biennale (67%). Stabile, infine, il voto medio di laurea: 103,5 su 110.

Alti gli sbocchi occupazionali, sia in percentuale che sotto il profilo remunerativo

Scorrendo gli altri numeri, si nota come l’emergenza pandemica abbia frenato le esperienze all’estero, -2,8% su base annuale. A richiederlo sono soprattutto gli studenti delle magistrali. Parlando del dopo-università, un dato certamente significativo riguarda l’esperienza di tirocinio curricolare: sorprende in negativo il dato sulla magistrale a ciclo unico, 52,2%, nettamente inferiore a quello della magistrale biennale (77%, di cui il 17% già nella triennale). Buono il grado di soddisfazione al termine dell’esperienza formativa (67%).

Cifra che sale oltre il 90% se si deve valutare l’intero percorso universitario: qui non ci sono grandi forchette tra i vari cicli di studio. E l’occupazione? A un anno dal conseguimento del titolo il 74,6% dei laureati trova occupazione e lo stipendio medio è di 1.374 euro. Allargando la forbice al quinquennio successivo crescono sia la percentuale di occupati (89%) che il compenso (1.590 euro mensili). In media, infine, oltre il 60% degli intervistati ha trovato un’occupazione coerente con il proprio percorso di studi universitario.