Almalaurea, il consorzio che riunisce 78 atenei di tutta Italia, ha pubblicato il 22° Rapporto sul Profilo dei Laureati e sulla Condizione occupazionale dei Laureati. Un lavoro complesso che ha coinvolto quasi un milione di laureati italiani e che si riferisce al 2021, tracciando una fotografia nitida e dettagliata dei principali aspetti della vita universitaria attuale.
Domani 16 giugno dalle 9.00 alle 12.30 @Unibo
— AlmaLaurea (@AlmaLaurea) June 15, 2022
#AlmaLaurea presenta, in diretta streaming, il #Rapporto2022 sul Profilo e sulla Condizione occupazionale dei laureati.
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Rapporto Almalaurea, leggero calo di immatricolazioni
Attraverso una conferenza stampa Almalaurea, l’associazione che unisce 78 atenei di tutta Italia, ha pubblicato il 22° Rapporto sul Profilo dei Laureati e sulla Condizione occupazionale dei Laureati. Un maxi report che analizza i risultati delle principali variabili legate al mondo universitario, da quelle geografiche a quelle socioculturali. Vediamo dunque le situazioni più interessanti.
Il primo dato che viene presentato è negativo, ossia il calo del numero di immatricolazioni (-3%). Era dall’anno accademico 2013/2014 che la tendenza era in costante crescita, ma tra le sfaccettature ci sono alcuni poli didattici che hanno invece visto un interesse crescente: è il caso degli atenei STEM (+14%), mentre le università umanistiche e artistiche vivono una piccola crisi (-15% e -11%).
Segue il dato geografico che invece conferma un trend ormai consolidato: sono soprattutto i diplomati del Sud a trasferirsi (28%), mentre rimangono più legati al contesto territoriale di crescita sia il Centro (13,2%) che il Nord (3,3%). Spazio poi alla divisione dei laureati per area didattica di provenienza. Il liceo rimane estrazione privilegiata, con tre studenti su quattro, in particolare la maturità scientifica (40,4%). La stragrande maggioranza dei ragazzi diplomati presso il liceo consegue poi una laurea magistrale a ciclo unico (89,6%).
Il dato anagrafico per eccellenza, ossia quello dell’età media dei laureati, è pari a 25.7 anni. Buona anche la percentuale di studenti che si laureano “in corso”, soprattutto nella magistrale biennale (67%). Stabile, infine, il voto medio di laurea: 103,5 su 110.
Alti gli sbocchi occupazionali, sia in percentuale che sotto il profilo remunerativo
Scorrendo gli altri numeri, si nota come l’emergenza pandemica abbia frenato le esperienze all’estero, -2,8% su base annuale. A richiederlo sono soprattutto gli studenti delle magistrali. Parlando del dopo-università, un dato certamente significativo riguarda l’esperienza di tirocinio curricolare: sorprende in negativo il dato sulla magistrale a ciclo unico, 52,2%, nettamente inferiore a quello della magistrale biennale (77%, di cui il 17% già nella triennale). Buono il grado di soddisfazione al termine dell’esperienza formativa (67%).
Cifra che sale oltre il 90% se si deve valutare l’intero percorso universitario: qui non ci sono grandi forchette tra i vari cicli di studio. E l’occupazione? A un anno dal conseguimento del titolo il 74,6% dei laureati trova occupazione e lo stipendio medio è di 1.374 euro. Allargando la forbice al quinquennio successivo crescono sia la percentuale di occupati (89%) che il compenso (1.590 euro mensili). In media, infine, oltre il 60% degli intervistati ha trovato un’occupazione coerente con il proprio percorso di studi universitario.