“Precariato” fa rima con “scuola”, lo rivela un indagine di Tuttoscuola sulla base dei dati Inps e del Miur. Le cifre, riferite all’anno 2021, parlano di tre milioni di lavoratori precari in Italia, di cui il 7% è rappresentato da docenti scolastici. Un valore in crescita nell’ultimo quinquennio.

Scuola, il precariato dilaga al Nord Ovest e tra le donne

Numeri record per il precariato a scuola, dove nel 2021 sono stati sottoscritti 212mila contratti a tempo determinato tra quelli annuali e quelli “stagionali” (fino al 30 giugno). Il 7% dei 3 milioni complessivi, che rendono il settore scolastico capoclassifica della graduatoria poco nobile.

In cifre ancor più emblematiche, i 212mila precari nel mondo scolastico sono il 25% della classe docente complessiva, dunque un insegnante su quattro è precario. Ma stringendo ulteriormente il campo a livello geografico, la situazione peggiora al Nord Ovest (33%) e nelle scuole medie (48%). Analizzando il trend si nota come la percentuale sia sostanzialmente raddoppiata nell’ultimo quinquennio: nell’anno scolastico 2015/2016 la percentuale di docenti precari rappresentava il 13,8%. Tradotto, non essendo mutato in maniera significativa il numero di docenti, si capisce come il fenomeno sia in forte crescita.

Infine, dal punto di vista delle differenze di genere, il 75% dei contratti precari sono firmati da donne (circa 163mila).

Le parole di Serena Rosticci a Radio Cusano Campus

A proposito del tema è intervenuta a Open Day, la trasmissione dedicata alla scuola di Radio Cusano Campus, Serena Rosticci di Tuttoscuola:

“Negli ultimi cinque anni i numeri sono raddoppiati, oggi un docente su quattro è precario. Il precariato non sono limita la progettualità privata dei docenti, ma è un’incognita. Nemmeno i concorsi riescono a stabilizzare il sistema, ed è davvero difficile che la situazione cambi, il problema parte da lontano ed è difficile da rattoppare. Nella scuola primaria e dell’infanzia le cose vanno meglio, ma è innegabile che questo generi gravi conseguenze sulla didattica dei nostri studenti. Cambiare insegnante ogni anno non è certo la soluzione”