«È vero che il Movimento 5 Stelle non ha mai brillato alle elezioni amministrative, ma è anche vero che non siamo mai andati così male. Non possiamo stare nel governo e poi, un giorno sì e un giorno no attaccare il governo», afferma il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio.
Parole di fuoco di Luigi Di Maio contro Giuseppe Conte
«Credo che M5S debba fare un grande sforzo nella direzione della democrazia interna: nel nuovo corso servirebbe più inclusività, anche a soggetti esterni», sottolinea il ministro degli Esteri aggiungendo, rivolto ai cronisti: «lo dico a voi perché non esiste un altro posto dove poterlo dire». E «non si può dare sempre la colpa agli altri, risalendo addirittura all’elezione del presidente della Repubblica, per dire che siamo andati così male alle elezioni amministrative. Bisogna prendersi le responsabilità». Inoltre Luigi Di Maio ritiene che «il nostro elettorato sia molto disorientato, anche per un’ambiguità rispetto alle alleanze internazionali storiche. Ambiguità che non condivido». E «non si può stare nel governo e poi attaccarlo solo per imitare Salvini».
Prosegue Di Maio: «Siamo in un momento molto delicato per il nostro paese: Mosca sta riducendo la quantità di gas all’Europa. Grazie alla diplomazia energetica possiamo gestire questo momento ma serve il tetto massimo del prezzo del gas come abbiamo chiesto in Europa». E «il corpo diplomatico italiano lavora sette giorni su sette dal primo giorno di questa guerra, anzi da prima che scoppiasse, e non lavora solo la domenica».
Sconcerto e fastidio a Palazzo Chigi per le parole del Ministro degli Esteri
Da palazzo Chigi però fonti vicinissime al Premier che in queste ore è a Kiev lasciano trapelare sconcerto e fastidio per la parole pronunciate dal Ministro degli Esteri: “Non è questo il momento di togliersi i sassolini dalle scarpe” spiegano. Il timore, a dire il vero non del tutto infondato è che le tensione interne ai 5 Stelle tra Conte e Di Maio alla fine possano scaricarsi sul governo a partire dalla prossima settimana quando ci sarà da votare la risoluzione sull’Ucraina. Insomma, pur concordando con quanto detto dal suo Ministro deglii Esteri Luigi Di Maio, Mario Draghi predica prudenza e avrebbe preferito rimandare a tempi migliori la resa dei conti tra i due. “Ora il governo deve pensare soltanto a lavorare”, il refrain di queste ore a Plazzo Chigi. Anche Mattarella è d’accordo.