I giudici della Corte d’Assise in Appello di Roma si sono espressi in merito alla sentenza con cui a marzo ridussero la pena contro i due giovani americani indagati per l’omicidio del brigadiere Mario Cerciello Rega, avvenuto nel 2019. La corposa dichiarazioni evidenzia i ruoli che Gabriele Hjorth ed Elder Finnegan ebbero durante la colluttazione con la vittima, uccisa da una raffica di coltellate. Dall’ergastolo, si è passati a una condanna rispettivamente di 22 e 24 anni.

Omicidio Cerciello Rega, Elder fu il braccio omicida e Gabriele la spalla sostenitrice

Nella tarda serata di mercoledì la Corte d’Assise in Appello di Roma si è espressa in merito allo sconto di pena nei confronti di Gabriele Hjorth ed Elder Finnegan, i due giovani americani imputati dell’omicidio del brigadiere Mario Cerciello Rega. In primo grado l’accusa aveva chiesto l’ergastolo per entrambi, tuttavia la sentenza aveva mitigato la pena a 22 e 24 anni per gli autori dell’omicidio avvenuto nel luglio 2019.

Nella gerarchia dei ruoli, si legge nella dichiarazione della sentenza, il capo era Elder Finnegan:

“In occasione del fatto, l’imputato Elder Finnegan Lee ha espresso una condotta estremamente impari e più violenta rispetto a quella del vicebrigadiere, perpetrando volutamente la propria aggressività sino a ucciderlo. L’altro imputato, Gabriele Natale Hjorth, ha avuto invece un ruolo di ‘organizzatore’ e di ”aizzatore’ nell’azione dell’amico”

Si comprende dunque chi sia stato per i giudici l’autore materiale delle coltellate a Cerciello Rega, così come viene confermato che il ragazzo avesse ben compreso le raccomandazioni del brigadiere, pur essendo di nazionalità straniera:

“Risulta corretto sostenere che Elder fosse consapevole del significato della parola “carabinieri, più volte pronunciata sia da Cerciello che dal collega Varriale. La foga del suo gesto è ascrivibile sia all’arma del delitto, un coltello di 31 cm a elsa di uso militare, sia per la brutalità e la precisione dei colpi inferti”.

“Quanto a Gabriele Hjorth, il ragazzo ha spalleggiato il partner in piena contezza del fatto che l’amico fosse armato e senza cercare in alcun modo di farlo desistere dai suoi propositi violenti. Di fronte alle ripetute coltellate si è dimostrato totalmente insensibile, senza intervenire di persona bloccando fisicamente l’amico. Al contrario, resosi conti tardi dell’accaduto, ha invitato il sodale a darsi alla fuga”