La tragedia di Mascalucia, la morte della piccola Elena del Pozzo, colpita da 7 coltellate per mano della madre Martina Patti, ha riacceso la riflessione sugli infanticidi in Italia e sulla cosiddetta “sindrome di Medea”.  

Sindrome di Medea: quando una madre è un pericolo per i propri figli

Non si tratta di trovare una spiegazione al brutale atto che porta una mamma ad uccidere la sua bambina ma, alla luce delle dichiarazioni rilasciate dalla Patti agli inquirenti, “è possibile che la donna abbia agito sulla base di quello che viene definito ‘complesso di Medea’“. Così come ha dichiarato lo psichiatra Claudio Mencacci, che ha ne tracciato il profilo per il Corriere della Sera.

Ieri dopo ritrovamento del corpo della piccola Elena in un campo a duecento metri da casa nel catanese, la madre ventitreenne ha confessato, manifestando sofferenze psichiche riferite alla nuova relazione dell’ex compagno. In particolare al rapporto della figlia con l’attuale fidanzata del padre.

Cos’è la sindrome o il complesso di Medea?

Il termine “Complesso (o sindrome) di Medea” venne utilizzato per la prima volta negli anni ’80 dallo psicologo Jacobs per indicare il comportamento materno finalizzato alla distruzione del rapporto tra padre e figli dopo le separazioni conflittuali. L’uccisione diventa simbolica e ciò che si mira a sopprimere non è più il figlio stesso ma il legame che ha con il padre.

Purtroppo, una “madre Medea” non è facile da riconoscere. Esiste un collegamento tra la sindrome e la depressione post partum. Entrambi i disturbi colpiscono le donne particolarmente fragili nel momento di estrema vulnerabilità come quello successivo al parto.

Solitamente il complesso di Medea si riferisce però a quello che a volte succede dopo una separazione o un divorzio nel momento in cui un genitore mette in atto comportamenti finalizzati a distruggere la relazione tra l’altro genitore e i figli.

Origini della sindrome

La sindrome di Medea nasce dall’omonima tragedia di Euripide. Una delle tragedie più disperate, eroiche e cariche di emotività dell’antica Grecia. L’opera rappresentata nel 431 a. C., è all’origine della tradizione letteraria che rappresenta Medea nel momento centrale della sua leggenda. Quello della vendetta contro Giasone infedele e dell’uccisione dei propri figli.

Medea, la figlia della maga Circe, è innamorata di Giasone al punto di aiutarlo nella conquista del vello d’oro, tradendo la sua famiglia e rimanendo poi delusa in amore. Giasone, infatti, dopo alcuni anni si innamora a sua volta di un’altra donna molto più giovane di Medea e decide di scappare con lei.

La figlia di Circe, quindi, per vendicarsi, uccide i propri figli, in quanto discendenti di Giasone, per eliminare ogni legame con lui.