Nel corso dell’ultima udienza nel processo contro Benno Neumair sono emersi alcuni dettagli sul suo periodo detentivo. Pare infatti che il giovane bolzanino, accusato di omicidio plurimo aggravato dei genitori e occultamento di cadavere nel gennaio 2021, si sia azzuffato con un compagno di cella fino a strangolarlo. La rissa, nata per questioni futili, sarebbe poi stata sedata dalle guardie penitenziarie che presero dei provvedimenti a carico dell’imputato.
Caso Benno Neumair, il 31enne protagonista di una rissa con un altro detenuto
Si arricchisce di nuovi elementi il processo a carico di Benno Neumair, il giovane di Bolzano accusato di aver assassinato i genitori un anno fa buttando poi i loro corpi nel fiume Adige. Durante la seduta è emerso un episodio di violenza accaduto in carcere, in cui l’imputato avrebbe aggredito un compagno di cella rischiando di farlo soffocare per strangolamento. Fortunatamente, il litigio venne sedato dalle guardie penitenziarie e risolse senza gravi conseguenze fisiche.
Ma il vero fulcro dell’ultima udienza era la relazione della psichiatra Anna Palleschi, per la parte civile. Ebbene, la conclusione della sua perizia è molto chiara:
“Al momento degli omicidi Benno Neumair era perfettamente capace di intendere e di volere. Il ragazzo soffre di un disturbo narcisistico della personalità, tuttavia era lucido quando dovette sbarazzarsi dei corpi buttandoli nell’Adige. Durante gli omicidi Benno non reagì a causa della scarsa capacità di autocontrollo, bensì cercava un gesto ritorsivo, di vendetta dopo il furente litigio avuto con il padre”.
Una valutazione che stride con quella effettuata dai periti incaricati dal gip, secondo cui il 31enne non era in sé al momento di commettere l’omicidio del padre. Intanto sono ricomparsi anche gli audio e i messaggi vocali in cui la madre, Laura Perselli, constatava l’esistenza di una “bestia” nell’animo del figlio, paventando l’ipotesi di portarlo in una clinica psichiatrica.