Si conclude con la piena assoluzione degli indagati il filone del crac di Banca Etruria legato alle cosiddette “consulenze d’oro”. Secondo il giudice il fatto non sussiste e dunque è maturato il proscioglimento dalle accuse per 14 persone, tra cui Pier Luigi Boschi, ex vicepresidente della banca e padre della politica Maria Elena.
Mio padre è stato di nuovo assolto. Finisce definitivamente la vicenda #BancaEtruria. Qui spiego perché stamattina ho pianto come una bambina ➡️ https://t.co/G7Wo1q9KV9
— Maria Elena Boschi (@meb) June 15, 2022
Crac Banca Etruria, la Procura si prepara a ricorrere in appello
Il giudice Ada Grignani ha deliberato la piena assoluzione nei confronti dei 14 indagati per il crac di Banca Etruria nel filone legato alle cosiddette “consulenze d’oro”, in quanto il fatto non sussiste. Tra di loro anche Pier Luigi Boschi, ex vicepresidente dell’istituto creditizio e padre di Maria Elena, esponente di spicco di Italia Viva. Respinta dunque la richiesta del procuratore Angela Masiello, la cui ipotesi di condanna per bancarotta variava da otto a dodici mesi.
Ma l’accusa non ci sta e il procuratore capo Roberto Rossi ha annunciato che ricorrerà in appello, sostenuto anche dagli avvocati dalla parte civile, ossia i risparmiatori. Il cuore del processo è rappresentato dai 4,5 milioni di consulenze che Banca Etruria avrebbe commissionato per valutare la fattibilità di una fusione con la Banca Popolare di Vicenza, affare che poi non andò in porto nel 2015, ma che andò a gravare ulteriormente sulle casse dell’istituto, già in perdita di 200 milioni. Per l’accusa furono soldi buttati via inutilmente.
Le parole del difensore di Pier Luigi Boschi
Grande soddisfazione per la difesa di Pier Luigi Boschi, guidata dall’avvocato Gildo Ursini:
“Il mio assistito ha sempre confidato nella giustizia affinché dimostrasse la buona fede delle proprie azioni. Mi auguro che con la piena assoluzione cessino tutte le speculazioni legate a Banca Etruria”
Precedentemente, lo scorso ottobre, anche il filone principale dell’inchiesta sul crac di Banca Etruria si era chiuso con l’assoluzione di 22 imputati da parte del tribunale di Arezzo. Solamente l’imprenditore Alberto Rigotti venne condannato a sei anni, ma comunque la Procura ricorse in appello.