In Spagna arriva una nuova legge contro lo spreco alimentare, per sconfiggere la piaga sociale della perdita di chili di cibo. Anche la Spagna si impegna contro lo spreco alimentare. Nell’ultima riunione del governo è stata approvato il primo provvedimento in materia. Nel 2020 lo spreco di cibo nel Paese è stato quantificato in 31 chili pro capite. La legge prevede l’adozione da parte di tutti gli agenti della filiera di un piano per la prevenzione delle perdite e degli sprechi, che devono essere minimizzati o dirottati secondo una gerarchia dove la priorità è sempre la donazione o la ridistribuzione del cibo. Sono previste anche delle sanzioni: le multe possono andare da 2.001 a 60mila euro; per le infrazioni gravissime le sanzioni possono arrivare anche a 500mila euro.
Per spreco alimentare si intende qualsiasi sostanza sana e commestibile che in ogni fase della catena alimentare, invece che essere destinata al consumo umano, viene sprecata, persa, degradata. In altre parole lo spreco alimentare si riferisce a tutti quei prodotti scartati dalla catena agroalimentare per ragioni economiche, estetiche o in prossimità di scadenza di consumo ma ancora perfettamente commestibili e potenzialmente destinabili al consumo umano e che, in assenza di uso alternativo, sono destinati ad essere eliminati e smaltiti producendo conseguenze negative dal punto di vista ambientale, dei costi economici e mancati guadagni per le imprese. Da queste definizioni si capisce che lo spreco alimentare non solo dovrebbe essere evitato in quanto alimenti ancora buoni diventano rifiuto ma anche perché l’alimento in quanto tale ha richiesto l’utilizzo di risorse per la sua produzione e richiede risorse ulteriori per il suo smaltimento.
La nuova legge in Spagna sullo spreco alimentare, cosa c’è in Italia
In Italia ci sono circa 18 milioni di persone a rischio povertà ed esclusione sociale. Parallelamente, lo spreco alimentare nel Paese ha un valore di circa 13 miliardi di euro. Sto parlando di tonnellate di cibo che potrebbero aiutare tantissime persone ad avere un pasto assicurato a fine giornata e moltissimi esercenti a non buttare via gli alimenti in esubero. Fino a due anni fa, le difficoltose procedure burocratiche impedivano di poter donare con facilità il cibo in eccedenza a Onlus e associazioni che si occupano delle fasce di popolazione più fragili. Ma grazie all’onorevole Maria Chiara Gadda, dal 14 settembre 2016 è entrata in vigore la Legge del 19 agosto 2016 n.166, per la limitazione degli sprechi, conosciuta anche come Legge Gadda. Una normativa che ha rivoluzionato il sistema di recupero di cibo e farmaci a fini di solidarietà, consentendo a commercianti e catene di distribuzione di conservare alimenti in buono stato che altrimenti andrebbero buttati via, donandoli invece a organizzazioni che garantiscono un pasto alle persone povere.
Obiettivo della Legge Gadda non è altro che questo: ridurre gli sprechi trasformandoli in opportunità per aiutare le persone bisognose, limitare l’impatto ambientale dovuto a procedure di smaltimento rifiuti, agire sulla filiera agro-alimentare del Paese per impedire di gettare prodotti ancora buoni, favorire la ricerca di nuove soluzioni in merito a questi temi. Un vero e proprio esempio di economia circolare in cui, non c’è nessun dubbio, vincono tutti. Aziende, individui, ambiente.