Secondo i dati dell’Istat, sono in condizione di “povertà assoluta” poco più di 1,9 milioni di famiglie (7,5% del totale da 7,7% nel 2020) e circa 5,6 milioni di individui (9,4% come l’anno precedente). La povertà ha raggiunto i massimi storici nel 2020, l’anno dell’inizio della pandemia da Coronavirus.

Più poveri a causa della pandemia

La causa di questo aumento esponenziale di famiglie ed individui in condizioni di povertà assoluta, risiede nell’avvento della pandemia da Coronavirus. Milioni di persone hanno dovuto chiudere la loro attività per lunghi mesi, altri hanno perso molti giorni di lavoro a causa del lockdown e delle quarantene. 

Povertà più alta al Sud, migliora al Nord 

La povertà è ancora più alta al Sud, mentre migliora al Nord. Nel 2021, l’incidenza delle famiglie in povertà assoluta si conferma più alta nel Mezzogiorno (10,0%, da 9,4% del 2020) mentre cala al Nord (6,7% da 7,6%), in particolare nel Nord-ovest (6,7% da 7,9%). 

Il 42,2% delle famiglie povere risiede al Sud, (38,6% nel 2020) e il 42,6% al Nord (47,0% nel 2020). 

Sono così 2 milioni 200mila i poveri assoluti residenti nelle regioni del Nord contro 2milioni 455mila nel Mezzogiorno. In quest’ultima ripartizione l’incidenza di povertà individuale cresce dall’11,1% al 12,1%(13,2% nel Sud, 9,9% nelle Isole); nel Centro sale al 7,3% dal 6,6% del 2020.

I minori sono 1,4 milioni mentre la povertà assoluta sale tra gli stranieri residenti tocca il 32,4% del totale (dal 29,3% nel 2020) mentre è al 7,2% tra gli italiani (7,5% nel 2020).

Povertà più alta per le famiglie in affitto 

Si conferma, infine, più diffusa la povertà assoluta tra le famiglie in affitto. Le oltre 889mila famiglie povere in affitto nel 2021 sono il 45,3% di tutte le famiglie povere, con un’incidenza di povertà assoluta del 18,5%, contro il 4,3% di quelle che possiedono proprietà.