Si avvicina sempre di più il recupero definitivo di Marcell Jacobs che non vede l’ora di scendere nuovamente in pista. Il campione azzurro sta attraversando un periodo di riabilitazione speciale, studiato attraverso mezzi e tecniche particolari come quella del tapis roulant “banana”.
Un termine poco tecnico che però rende bene l’idea dello strumento finora utilizzato da Jacobs ma a spiegarne meglio l’efficacia è il suo preparatore atletico. In una recente intervista, il suo allenatore Paolo Camossi ha infatti spiegato:
Si tratta di un tappeto senza motore, sensibilissimo e la velocità la determina solo l’atleta e non la macchina. La base curva aiuta a realizzare quel movimento circolare, rotondo delle gambe e della corsa che è quello a cui puntiamo in pista. Anche qui all’inizio Marcell doveva correre con una falcata poco ampia e frequenze elevate per non farsi male e poi recuperava camminando a passi lunghi per compensare. Adesso raggiunge i 35-36 km/h negli sprint più intensi, la velocità di gara, con delle normali scarpe senza chiodi che non l’aiutano a spingere: è un ottimo risultato
Insomma, una sorta di simulazione di quello che è lo sforzo atletico messo in gara e che si spera possa dare presto ottimi risultati per il nostro Jacobs. Ricordiamo che l’uomo più veloce del mondo è reduce da un infortunio al bicipite femorale che l’ha tenuto fuori da tre tappe della Diamond League.
Marcell Jacobs: il recupero tra “banane” e piscina
Il mezzo descritto in maniera impeccabile con le parole di Paolo Camossi prende il nome di tapis roulant banana proprio per la sua forma. Al di là del nome goliardico, questo strumento ha un valore di 11mila euro ed è specifico per la parte di gara che va dai 40 ai 100m. Naturalmente, gli allenamenti di Marcell Jacobs non finiscono qui perché nel frattempo il velocista italiano sta seguendo altre terapie in piscina.
Sempre Paolo Camossi, il suo allenatore, ha spiegato:
Prima abbiamo tolto il galleggiante, poi anche l’elastico, cominciando a farlo sprintare senza vincoli e verificando la correttezza dell’appoggio con una telecamera subacquea: quando appoggiava male lo facevamo riposare. In acqua pesa 50 kg invece di 80 kg e il muscolo ha reagito bene