Basta poco per riaccendere l’entusiasmo degli appassionati di calcio delusi per l’esclusione dell’Italia dai mondiali di calcio in Qatar. Il giugno azzurro ha i colori di Wilfried Gnonto, attaccante dello Zurigo cresciuto nell’Inter, che il commissario tecnico della nazionale Roberto Mancini ha schierato nella Nations League.

Nato diciotto anni fa a Baveno sul Lago Maggiore da genitori ivoriani, Gnonto ha imparato a giocare nel campetto dell’oratorio parrocchiale dove il padre faceva il custode. Anche molti addetti ai lavori non lo conoscevano fino a quando Mancini non lo ha mandato in campo contro la Germania e subito ha suscitato simpatia questo diciottenne velocissimo e abile nelle ripartenze. Ma quello che più ha colpito di Gnonto sono state le interviste post partita. Parole appropriate, riflessioni non scontate e l’ammissione di essere innamorato del latino e degli studi classici. Molti telespettatori sono rimasti di stucco anche se i calciatori di oggi non sono più quelli di trenta o quaranta anni fa ma il latinista ha colpito l’immaginazione di tanti e un giornalista si è lasciato andare a questo commento sarcastico:

“Nel calcio ci vorrebbero più latinisti e meno procuratori”. Come non dargli ragione?

Gnonto e Corradi, i calciatori che amano gli studi classici

Gnonto non è il primo calciatore professionista che ama gli studi classici. Prima di lui ce n’è stato almeno un altro, Bernardo Corradi, classe ‘76, senese della contrada del Bruco, che ha conseguito la maturità classica nel prestigioso liceo della sua città. Per lui, studente modello, la carriera di calciatore è stata brillante e, chissà, forse è anche grazie al latino e al greco che è riuscito ad arrivare in serie A e in nazionale. Ora allena l’Italia under 17 e ai suoi giovani calciatori oltre a dare consigli tecnici dice di studiare.  Qualche buon libro serve anche a giocare meglio, potrebbe essere uno slogan da diffondere nelle scuole calcio e Gnonto e Corradi efficaci ambasciatori.

Stefano Bisi