Il 13 giugno è il giorno in cui viene ricordato Sant’Antonio da Padova. Facendo gli auguri a tutti gli “Antonio” d’Italia (e del mondo), c’è da chiedersi il santo chi è, cos’ha fatto per essere ricordato con una festa annuale e come viene rappresentata la sua iconografia. Nulla fa più parte della nostra cultura europea, a prescindere dal grado di fede di ognuno di noi, della storia dei santi e dell’evoluzione della Chiesa nel corso dei secoli. L’analisi agiografica di questo evento darà quindi spunti di riflessione sui nostri usi e costumi oltre ai nuovi santi proclamati dal Papa.
Sant’Antonio da Padova chi è
Ecco Sant’Antonio da Padova chi è:
“Al secolo Fernando, nacque a Lisbona il 15 agosto del 1195 in una famiglia di nobili portoghesi, discendenti dal crociato Goffredo di Buglione. Le scarne notizie sulla sua vita sono tramandate nella biografia più antica, la Vita prima o Assidua, compilata da un anonimo frate nel 1232, dopo appena un anno dalla morte del Santo; il testo, stando al compilatore, riprende quanto narrato da Soerio II Viegas, vescovo di Lisbona dal 1210 al 1232.
Antonio, dopo aver preso gli ordini tra i canonici regolari di Sant’Agostino, abbracciò nel 1220 il francescanesimo; a seguito dell’incontro con San Francesco d’Assisi, si trasferì a Forlì dove cominciò la sua attività di predicatore. Fecondo oratore, parlò con la gente, ne condivise l’esistenza umile e tormentata, alternando l’impegno della catechesi con l’opera pacificatrice; insegnò la scienza sacra ai confratelli e attese alle confessioni, confrontandosi in dibattiti con i sostenitori delle eresie. Infatti, in quell’epoca la Romagna era una regione funestata da una guerriglia civile endemica: le fazioni sempre in lotta tra di loro, disgregavano le strutture comunali e seminavano dovunque sospetti, congiure e vendette.”
La setta dei Catari
E’ impossibile capire Sant’Antonio da Padova chi è senza citare il problema delle sette, prima fra tutte, nelle sue diverse ramificazioni, quella dei Catari. La Chiesa ufficiale non era in grado di arginare il proselitismo dell’eresia, sia per colpa del malcostume di una certa parte del clero, sia per l’assenza di preparazione dottrinale dei sacerdoti. Ecco perché divenne preziosa la predicazione di Sant’Antonio da Padova:
“Seppe con l’esempio distogliere il popolo dalle teorie ereticali e dai dubbi. Celebre è l’episodio della mula: tenuta a digiuno per tre giorni, l’animale andò verso l’Eucaristia presentata nell’ostensorio dal frate e non verso la fresca biada offerta dall’eretico, il quale poi si convertì.”
Dopo aver trascorso un periodo a Bologna, Sant’Antonio fu inviato in Francia e, dopo la morte di San Francesco, giunse a Padova, città di cui è patrono:
“Qui Sant’Antonio da Padova si adoperò soprattutto nel sociale: dal pulpito si schierò dalla parte dei poveri e degli oppressi, tuonando contro gli usurai. Sant’Antonio non si limitò a denunciare i danni materiali che questi causavano, piuttosto sottolineava il peccato che era sotteso nella pratica dell’usura: l’usuraio era così tre volte peccatore, contro gli uomini, contro la sua coscienza, contro Dio. Nel frattempo, la sua fama crebbe a dismisura, soprattutto in virtù del suo potere taumaturgico, con il quale riuscì a risanare molti bambini malati intercedendo per loro presso il Signore.”
I miracoli di Sant’Antonio da Padova
Tra i vari miracoli che gli vengono attribuiti, il più celebre è quello della bilocazione, che è un fenomeno soprannaturale che consente la presenza contemporanea di una persona in due differenti luoghi. Spossato dai numerosi viaggi apostolici e molto malato, Antonio morì il 13 giugno del 1231, a soli 35 anni di età, già in odore di santità. Papa Gregorio IX avviò l’iter di canonizzazione che si concluse in pochi mesi e che fissò la memoria liturgica al 13 giugno. Considerato il grande afflusso di pellegrini sulla tomba del Santo, i frati e i maggiorenti padovani stabilirono di fondare una chiesa più capiente in cui l’8 aprile del 1263 fu riposto il corpo di Sant’Antonio. Ecco, brevemente, Sant’Antonio da Padova chi è.