Referendum Giustizia fallito
Referendum Giustizia fallito. Secondo il Viminale, quando mancano ancora i dati di alcuni Comuni, la partecipazione si attesta intorno al 20,9% con minime differenze per singolo quesito. Con percentuali molto diverse e con dati ancora parziali, il “SI” è avanti in tutti e 5 i referendum ma questo esito non avrà valore dato il mancato quorum.
Le reazioni, Spataro: “Sospiro di sollievo”
Come l’hanno presa i magistrati? “Si può ora tirare un sospiro di sollievo perché è stato evitato uno sfregio al Paese ed al suo assetto costituzionale”. E’ quanto afferma l’ex magistrato, Armando Spataro, in un intervento sul quotidiano ‘La Stampa’. “La vittoria del Sì -secondo Spataro- avrebbe permesso che pregiudicati e condannati per gravi reati diventassero candidabili o non decadessero da cariche esercitate in Parlamento o in amministrazioni territoriali, nonché da ruoli rivestiti nel Governo“. Secondo Spataro inoltre, “la vittoria del sì avrebbe cancellato una delle caratteristiche che più fa onore al sistema ordinamentale della giustizia italiana, cioè la possibilità che i pubblici ministeri possano chiedere di cambiare funzione, passando ad esercitare – in presenza di precisi e restrittivi criteri – quelle di giudici e viceversa”.
Testa (Radicali): “Referendum è stato sabotato”
“Prima si è ammazzato lo strumento e oggi gli si fa il funerale. Questa è la sintesi di quanto avvenuto oggi. Ci vengono a dire che mai c’era stato un referendum con un risultato così basso, ma neanche mai c’era stato un silenzio così assordante come quello che c’è stato per questo referendum”. A dirlo all’Adnkronos è Irene Testa, tesoriere del Partito Radicale, all’indomani del flop del voto referendario sulla giustizia. “E‘ stato un flop perché non se ne è parlato, i cittadini italiani non sapevano che cosa si andava a votare e che si votasse il 12 giugno e quindi nessuno si era illuso di raggiungere il quorum. – sottolinea Testa – Poi ci sono responsabilità prevalentemente dei poteri che hanno prevalso rispetto a un vuoto democratico dei cittadini italiani”. “Sicuramente ci perdono i cittadini italiani più che i promotori, perché la giustizia è un problema sociale enorme nel nostro paese e questo non è che ce lo siamo inventati noi, – prosegue Testa – dopodiché abbiamo visto che questo referendum è stato sabotato e boicottato da più parti, a partire da quella che è stata una decisione politica della Corte Costituzionale, quella di bocciare i tre quesiti che in qualche modo avrebbero portato al raggiungimento del quorum, poi da un’informazione completamente assente. Ci sono stati anche appelli all’astensione: possiamo dire che c’è stato un boicottaggio su più fronti”.
D’incà: “Forze politiche riflettano su astensionismo di protesta”
“Questa tornata elettorale, che ha visto i cittadini chiamati alle urne per esprimersi sui 5 quesiti referendari sulla giustizia e per rinnovare le amministrazioni comunali in moltissime città, ha purtroppo confermato la tendenza sull’astensionismo che abbiamo esaminato con la commissione di esperti nel libro bianco. Una tendenza ormai sistemica che riguarda anche altri paesi, come testimoniano anche i dati drammatici delle elezioni francesi”. Lo dichiara il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà. “Tutte le forze politiche hanno l’obbligo di portare avanti una riflessione profonda sui motivi che determinano l’astensionismo di protesta e quello dovuto alla disaffezione così come è necessario fare una profonda analisi sull’utilizzo degli strumenti referendari. Ci sono ragioni culturali e politiche ineludibili che vanno affrontate ora, accanto all’impegno per rimuovere tutti gli ostacoli che impediscono una piena partecipazione. Non bisogna più rinviare”, conclude l’esponente del M5S.