Damiano Tommasi sindaco di Verona? L‘ex centrocampista della Roma e della Nazionale, candidato del centrosinistra, corre verso il ballottaggio. Dopo un vita nel mondo del calcio, come giocatore prima e dirigente dopo aver appeso gli scarpini al chiodo – è stato presidente dell’Associazione italiana calciatori e consigliere federale Figc – ha deciso di intraprendere una nuova strada, quella della politica. Ed è Tommasi la vera sorpresa di queste elezioni comunali. Il centrodestra diviso – nonostante l’abbraccio dell’ultimo giorno di campagna elettorale, proprio nella città dell’Arena, tra Salvini e Meloni – aspetta di sapere se sarà il sindaco uscente Federico Sboarina oppure il ‘ritornante’ Flavio Tosi, scelto da Forza Italia. A contendersi la poltrona da primo cittadino, a Palazzo Barbieri, l’outsider Tommasi. Un risultato inaspettato per Verona, dove il centrodestra regnava incontrastato dal 2007.

Damiano Tommasi sindaco di Verona?

Damiano Tomassi mira a diventare il nuovo sindaco di Verona. Era appoggiato da sette liste: Partito Democratico, Damiano Tommasi Sindaco, Azione Più Europa, Traguardi, In Comune per Verona Sinistra Civica Ecologista, Europa Verde-Demos-Volt. I primi exit-poll lo danno in vantaggio con una forchetta compresa fra il 37-41% rispetto a Federico Sboarina, sindaco uscente appoggiato da Lega e Fratelli d’Italia, e all’ex primo cittadino Flavio Tosi sostenuto da Forza Italia e Italia Viva.

Le parole dell’ex calciatore

“È un risultato storico per Verona, dove da tempo si attende la prospettiva di un cambiamento. La speranza è quella di poter iniziare a costruire un futuro nuovo per la città. Girare pagina a Verona non è facile e non sarà facile, ma questo è il dato incoraggiante che portiamo a casa. Mi auguro che nelle prossime due settimane ci sia modo di lavorare in maniera ancora più concreta verso l’obiettivo più importante”.

Damiano Tommasi carriera

Damiano Tommasi nasce a Negrar, un piccolo paese in provincia di Verona, il 17 maggio 1974. Inizia la sua carriera calcistica nell’Hellas Verona: è il 1990 quando la società scaligera lo porta nelle giovanili e lo impiega anche come difensore centrale oltre che centrocampista. Tre anni dopo esordisce in prima squadra, nella stagione 1995/1996 è uno degli artefici della promozione del Verona in Serie A. Nell’estate del 1994 si trasferisce alla Roma. Indossa la maglia giallorossa per dieci anni, collezionando 263 presenze e realizzando 14 reti. Con la Roma conquista uno scudetto e una Supercoppa Italiana. In la Nazionale vanta 25 presenze e un gol, prendendo parte anche ai Mondiali del 2002. Dopo aver lasciato il calcio giocato nel 2011 Tommasi diventa presidente dell’Associazione Italiana Calciatori, carica che mantiene fino al 2020.

Damiano Tommaso, moglie e figli

Tommasi è sposato con Chiara Pigozzi, conosciuta a 15 anni sui banchi dell’istituto per ragionieri Lorenzo Calabrese di San Pietro in Cariano, in provincia di Verona. Ha sei figli: Beatrice, 24 anni, Camilla, 22, Susanna 18, Samuele, 15, Emanuele, 11, e Aurora, 7. In un’intervista dello scorso anno al quotidiano L’Arena Tommasi descriveva così la sua prole:

E stupendo avere sei figli. Hanno pregi e difetti, ma siamo contenti di aver dato al mondo delle persone in gamba“.

Perché la maggioranza delle coppie non segue il vostro esempio?, chiedeva il giornalista. La risposta di Tommasi

“Oggi l’aspetto economico orienta le scelte. Se ho tre figli ma non posso andare in vacanza, mi deprimo. Idem quando non riesco a garantirgli lo smartphone, il tablet e un abbigliamento all’altezza delle loro aspettative. Inoltre non si procrea perché è più facile lasciarsi, quando non c’è di mezzo la prole”.

Nel 2005 Tommasi si taglia lo stipendio

Damiano Tommasi resta nella storia del calcio perché alla Roma si taglia lo stipendio e si autoassegna la paga di un operaio. Sempre all’Arena raccontava così quella scelta:

“Era il 2005, ultimo anno del mio contratto. Rientravo dopo il grave infortunio. Mi ero allenato con la Virtus di Borgo Venezia. Luciano Spalletti, il nuovo trainer giallorosso, voleva riprendermi in squadra ma la società temeva che fossi ridotto a un rottame. Dissi a Rosella, la figlia del presidente Franco Sensi: datemi il minimo salariale, 1.470 euro al mese, così se non gioco ci perdete poco e se invece gioco ci guadagniamo in due, voi perché risparmiate e io perché torno al mio lavoro”.