Negli ultimi tre mesi Israele ha accolto circa 20mila profughi arrivati dalla Russia e dall’Ucraina a causa del conflitto. Il problema è in realtà più complesso di quanto si pensi e deve conciliarsi anche con la posizione geopolitica difficile di Gerusalemme, su cui le autorità stanno cercando di trovare una soluzione.
Al momento gli immigrati di origine ebrea possono appellarsi all’Aliyah, la Legge del Ritorno, che riconosce l’ingresso in Israele a tutti coloro che rispondono a una serie requisiti minimi. Ottenuto il permesso, ciascun individuo è “tutelato” con una serie di servizi di base a disposizione fino a sei mesi dall’ingresso.
Israele, il nodo dell’Aliyah sui profughi di Russia e Ucraina
Prende sempre più piede il fenomeno del ritorno in Israele di immigrati ebrei residenti all’Estero. Una spinta accelerata dalla situazione in Ucraina, che tuttavia non cambia un trend sempre crescente nell’ultimo periodo. Ma dal punto di vista di Gerusalemme la questione è spesso delicata e ruota intorno ai meccanismi che consentono il rimpatrio. L’ultimo bollettino, che prende come data d’inizio il 24 febbraio, giorno dell’invasione russa, sono almeno 20mila i cittadini di origine ebrea giunti in Israele dai territori della guerra.
Rispetto al conflitto Israele ha mantenuto una posizione neutrale, proprio per preservare i buoni rapporti in virtù della folta presenza a Kiev e Mosca. Ma la posizione è recentemente cambiata, in favore di un sostegno concreto e militare all’Ucraina, oltre che alle votazioni su scala internazionale. La risposta della Russia è di fastidio e ha come suo naturale sbocco la Siria, terreno presidiato dal Cremlino su cui Israele è in conflitto prolungato.
Come detto l’Aliyah è una procedura di cui si discute, poiché non sempre i cittadini riescono a dimostrare la veridicità delle loro origini. Molti di loro hanno costruito una carriera di successo in Russia, tra cui alcuni oligarchi come Roman Abramovich. Ed è proprio la questione economica che sta alla base del dibattito. Nei tre mesi del conflitto Israele ha “accolto” circa 280 milioni di euro sui propri conti correnti.
Anche il rabbino di Mosca è tornato a Gerusalemme
Notizia recente è l’esilio del capo rabbino di Mosca, Pinchas Goldschmidt, tornato a Gerusalemme insieme alla moglie dopo le pressioni ricevute da Mosca. Tuttavia c’è chi vede qualche ombra sul suo trasferimento, così come sul suo possibile ritorno in Russia una volta che il conflitto sarà terminato. Nel mirino le posizioni filorusse sulla guerra, alimentate dalla sua rielezione alla Sinagoga Corale di pochi mesi fa.
Tornando sul fronte interno, Israele deve fronteggiare anche la situazione palestinese. Il primo ministro Abu Mazen ha incontrato a Ramallah il vice ministro degli Esteri americano, Barbara Leaf, definendo “intollerabile” il rapporto con il vicino nemico.
“Il nostro obiettivo è di porre fine all’occupazione sulle basi delle risoluzioni internazionali. Gerusalemme est è e rimarrà per sempre la capitale dello Stato di Palestina“.