A poche settimane dal ricordo della strage di Capaci e via d’Amelio, sale agli onori della cronaca la foto simbolo che ritrae Giovanni Falcone e Paolo Borsellino due mesi prima della loro morte. La vicenda è in realtà conosciuta e si lega al diritto d’autore esercitato su di essa, con il fotoreporter Tony Gentile che rivendica un utilizzo anticostituzionale dello scatto da parte della Rai. Realizzato il 27 marzo 1992, il clic immortala i due magistrati in un momento di spensieratezza, entrambi sorridenti, in quella che l’opinione pubblica considera l’immagine per eccellenza delle vittime. Proprio da tale foto, inoltre, nascerà un’edizione speciale in tre milioni di esemplari della moneta da 2 euro.

La foto di Falcone e Borsellino al momento non è protetta da alcun copyright

La celebre foto che ritrae insieme Giovanni Falcone e Paolo Borsellino finisce in Parlamento dopo essere sbarcata in Tribunale. Lo racconta all’AGI l’autore Tony Gentile, il quale rivendica la tutela al diritto d’autore dell’opera a seguito di un utilizzo scorretto da parte della Rai, che non avrebbe mai chiesto l’esplicito consenso. Il fotoreporter ha visto respinta la richiesta di autenticazione come “opera dell’ingegno” che garantisce una tutela fino a 70 anni dalla morte dell’autore.

Per la Giustizia italiana la foto va equiparata a “opera semplice” e dunque è protetta da copyright fino a 20 anni dalla sua pubblicazione. A portare la questione in Parlamento è l’interrogazione presentata dal deputato di Italia Viva Michele Anzaldi, rivolgendosi direttamente al ministro della Cultura Dario Franceschini:

“Chiedo al ministro Franceschini se sia a conoscenza delle circostanze e se non ritenga che, dato l’alto valore simbolico della celebre fotografia che riproduce i magistrati Falcone e Borsellino, non sia nelle sue facoltà riconoscerne comunque il valore di opera d’arte. In questo modo verrebbe riconosciuta la paternalità dell’opera in occasione del trentennale della loro morte”.

La delusione dell’autore Tony Gentile

Anche lo stesso Tony Gentile ritorna su una vicenda che rappresenta sicuramente un momento di amarezza personale:

“Dal mio punto di vista è una mortificazione umana e professionale, non è possibile che una foto di questo valore sia trattata in questo modo. La scattai durante un convegno in cui si parlava di mafia e politica, organizzato a sostegno della candidatura alla Camera di Giuseppe Ajala. Falcone e Borsellino erano consapevoli di quello che sarebbe accaduto. In quella foto c’è un senso di intimità naturale e spontanea che si percepisce immediatamente quando qualcuno la guarda. C’è una semplicità del gesto che si riflette nel loro messaggio e che io riuscii a intuire e cogliere. Sapevo cosa stavo immortalando in quell’istante”.