Le presenze del turismo sono raddoppiate in località di mare e montagna, ma c’è ma un’Italia a due marce.

La ripresa c’è, ma  sono ancora troppe le incognite per poter azzardare previsioni, analizziamo un turismo verso la donna. Il turismo è stato tra i settori in assoluto più colpiti dalla pandemia. Tanti casi di strutture ricettive che non hanno più riaperto. Solo a Roma 180 alberghi non riapriranno. I turisti stanno tornando, ma rispetto al pre Covid i numeri sono ancora bassi e la guerra in Ucraina preoccupa.

Se tutto va bene, si parla di tornare a pieno regime nel 2024. Sono tornati gli europei: spagnoli, tedeschi, francesi, paesi del nord. E si ricominciano a vedere gli americani. Manca però un’importante fetta di mondo: il sud est asiatico, Cina, Corea, Giappone, paesi arabi e sud America. E Russia, naturalmente, che però è in forte calo già dal 2014, dalle prime sanzioni dopo l’invasione della Crimea. In Italia è sempre più diffuso il turismo al femminile e le imprese femminili del mondo dell’ospitalità. Secondo una indagine campionaria di Sicamera e Isnart, mostrano la loro forza ma anche la loro fragilità. A partire da quella emersa nel 2021, legata all’emergenza. Il 5% delle imprese femminili del turismo non ha mai aperto, anche per i vincoli derivanti dalla necessità di far fronte ad esigenze di organizzazione familiare.

Nella maggioranza dei casi (25,9%), infatti, soluzioni specifiche per le “turiste” sono ancora nei desiderata e quindi collocate nel futuro. Eppure il turismo al femminile è una realtà che si sta affermando pienamente nel nostro Paese. La scorsa estate, il 47% dei turisti era donna, nel 40% dei casi tra i 25 e i 40 anni (Generazione Y). Nel 30% tra i 40 e 60 (Generazione X) e nel 15% over 60. A queste presenze si aggiunge un 11% di giovanissime nate dopo il 1995 (Generazione Z). Si tratta in media di viaggiatrici con un grado di istruzione medio alto (il 31% è laureata), una occupazione stabile (il 65%) ed una situazione economica intermedia. Il turismo femminile ha sue peculiarità: è esigente (cerca un giusto rapporto qualità/prezzo), è a caccia di adeguati livelli di confort ed accessibilità, di attrazioni culturali della possibilità di conoscere da vicino stili di vita e tradizioni locali e di buoni servizi di intrattenimento.

Negli Alberghi Diffusi italiani l’ospitalità è donna: il 65% del totale del personale è infatti di sesso femminile ed è impiegato in tutti i reparti, dalla direzione alla comunicazione, dal ricevimento alla pulizia. Un altro tema delicato di questo periodo è reperire personale d’estate. Il ministro del Turismo, Massimo Garavaglia, propone di lasciare metà del reddito di cittadinanza a chi accetta un lavoro stagionale. La mossa servirebbe a risolvere il problema di alberghi e ristoranti che non trovano camerieri e addetti. Per il Ministro la distorsione nel mercato del lavoro è prodotta dal reddito così come da altri sussidi come la Naspi.

“Registriamo il 9% di disoccupazione, eppure le aziende non riescono a trovare 1,3 milioni di operatori. Di questi circa 300 mila nel settore turismo”.

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