La vitamina D fa bene, ci fa bene e dobbiamo impegnarci ad assumerla con regolarità. E’ quanto è emerso in questi mesi di discussione pubblica sul tema e nell’ottica di fornire sempre più informazioni sulla prevenzione della salute di ognuno di noi. Dobbiamo iniziare a volerci bene già a tavola. Perseguire una corretta e sostenibile alimentazione, infatti, ci mette in condizione di evitare di stressare troppo alcuni organi come lo stomaco, il cuore, il pancreas e il colon. In questo quadro è prezioso sapere che assumiamo poca vitamina D e come ovviare al problema.
Perché assumiamo poca vitamina D
La ragione per la quale non sappiamo quando assumere la vitamina D è che, in natura, sono rare le fonti alimentari di vitamina D. Basterà un esempio per capire più a fondo:
Una porzione di salmone fornisce circa 447 IU, una tazza di latte arricchito appena 100 IU e un vasetto di yogurt solo 86 IU – tutte quantità insufficienti a coprire il nostro fabbisogno giornaliero della vitamina.
Da qui si arriva alla prima certezza che, senza dubbio, è la necessità di esporsi alla luce del sole. Un gesto che rappresenta per il nostro organismo una fonte di vitamina D, però, non priva di controindicazioni:
“Innanzitutto, il sole non c’è sempre, quindi l’assunzione non può essere costante; inoltre, l’esposizione al sole può risultare dannosa per la nostra pelle se questa non è adeguatamente protetta con crema solare (che, purtroppo, inibisce l’assorbimento della vitamina).”
Come assumerla in modo corretto
Compreso il motivo per cui l’assunzione di un integratore alimentare a base di vitamina D sia fortemente consigliata dai medici, c’è da chiedersi come assumerlo correttamente. Secondo gli esperti:
Secondo gli esperti, la vitamina D viene meglio assorbita dal nostro corpo se assunta in combinazione con cibi contenenti grassi (come per esempio avocado o olio d’oliva): quindi prendere l’integratore a stomaco vuoto non è certamente una buona idea.
Tuttavia, se l’integratore contiene già dei grassi nella sua formulazione (caso raro ma possibile), questo può essere assunto anche lontano dai pasti: è bene quindi leggere sempre con attenzione l’etichetta del farmaco che ci apprestiamo ad ingerire, per controllare se l’integratore contenga una percentuale di grasso o olio per facilitarne l’assorbimento.
Vitamina D e sonno
Non solo. Una bassa presenza di vitmina D nel corpo può compromettere la qualità delle ore notturne di sonno. In merito si dice:
La letteratura scientifica sembra essere ancora incerta su quanto forte sia la connessione ma è indubbio che ci sia. Fino ad ora, alcuni studi hanno dimostrato che la vitamina D sia coinvolta nel processo di produzione della melatonina, l’ormone che regola il ritmo circadiano e le fasi del sonno; sembrerebbe anche che una carenza di questo elemento sia responsabile di un sonno breve e disturbato, ma sono necessari ulteriori studi in questo senso per attestare l’effettivo collegamento fra vitamina D e sonno.
Bisogna ancora aspettare un po’ per questo punto ma intanto iniziamo a capire quando assumere la vitamina D nell’arco della nostra giornata. Anche perché lo Stato sta iniziando a capire che questa vitamina è davvero preziosa per tutti noi.
Il rimborso
E’ possibile richiedere il rimborso di farmaci a base di Vitamina D, lo stabilisce la nuova nota 96. Al suo interno sono escluse tutte le prescrizioni per malattie che non hanno a che fare con le ossa. D’altronde è necessario ricordare un punto essenziale:
La vitamina D, infatti, è un ormone che controlla il metabolismo del calcio e del fosforo. Quando scende sotto un certo valore, innesca una reazione che porta all’aumento di un altro ormone, il paratormone, che ha la funzione di ‘richiamare’ il calcio dalle ossa. E’ sulla base di questo valore che sono stati stabiliti i livelli soglia e le dosi sicure da somministrare per la salute delle ossa, che non comportano rischi di ipercalcemia e intossicazione.
Ciò che è ufficiale è che sia garantito totale rimborso della vitamina D alle seguenti categorie:
- gli anziani che vivono nelle strutture socio-sanitarie;
- le donne in gravidanza o in allattamento;
- le persone con osteoporosi o osteopatia in cui non è indicata una terapia per evitare fratture;
- chi ha alcune malattie come insufficienza renale, linfomi e tumori metastatici;
- i pazienti con malattie che possono causare un malassorbimento della vitamina D, o che usano farmaci che interferiscono con il suo metabolismo (per esempio cortisone in alte dosi, antiepilettici, antiretrovirali);
- chi ha osteoporosi ed è in cura con un farmaco per evitare fratture;
- chi ha i sintomi tipici della carenza di vitamina D come forte stanchezza e debolezza muscolare, dolori alle ossa, frequenti cadute immotivate e valori nel sangue molto bassi (meno 20 nanogrammi per millilitro di sangue).