Non so se vincerà quattro coppe dei campioni come Carlo Ancelotti, ma di sicuro Silvio Baldini vince da sempre la Coppa della lealtà, dell’onestà e della dedizione al lavoro. L’ho conosciuto trenta anni fa a Siena, in serie C, portato dall’allora direttore sportivo Nelso Ricci che lo seguiva da quando allenava il Bagnone in seconda categoria. Allievo di Corrado Orrico, anche lui un tecnico che avrebbe meritato ben altre glorie calcistiche, fautore di un calcio dove il valore del singolo deve essere al servizio della squadra, Baldini negli allenamenti “legava” i calciatori con un elastico per sincronizzare i movimenti. Tecniche rivoluzionarie, da calcio romantico, come lo spirito di questo allenatore che sembra duro come il marmo delle sue Apuane ma ha sentimenti profondi come pochi. Ora vuol portare il Palermo in serie B e lo fa con il suo spirito battagliero ma ricco di contenuti.

“I nostri tifosi vedono un gruppo di ragazzi trasformarsi in eroi perché nessuno pensava che potessimo fare questo percorso con un cammino così netto. Gli eroi hanno il coraggio, noi non abbiamo gestito ma abbiamo fatto le cose com’era giusto farle”.

E per spronare i suoi giocatori ha raccontato una storia:

“quella di un mercante libanese che ho conosciuto a Massa. Mi raccontò che era talmente povero che da mangiare aveva solo un limone per non sentire i morsi della fame. Un giorno decise che quel limone sarebbe stata la base e cominciò a fare limonate, guadagnandosi il pane. Pian piano ha scoperto che con il marmo si potevano fare affari, è venuto a Carrara, ha imparato cosa è il marmo e oggi è un uomo ricchissimo. Lo è diventato perché si è appellato alla speranza, che è una cosa in cui devi credere, specie chi parte svantaggiato rispetto agli altri. Noi lo eravamo ma non perché non siamo forti ma perché le condizioni che si creano quando le cose vanno male ti fanno sentire un asino quando non lo sei”.

Il rapporto con la piazza e la patrona Santa Rosalia

Baldini era stato a Palermo diciotto anni fa e quell’esperienza non finì bene per il tecnico apuano. I contrasti con il presidente Claudio Zamparini fecero interrompere il rapporto con il club rosanero. Nel ritorno in Sicilia c’è un legame spirituale con la piazza e la sua patrona:

“Se oggi sono a Palermo e gioco questa finale è perché per tutti i 18 anni che sono venuto a Santa Rosalia sentivo che sarei ritornato e se sono in finale è grazie al destino. Io credo nel destino, inteso come credere in quello che fai e in ciò che ami, per me ad esempio è la mia famiglia. Per nutrirla di certi valori mi ha aiutato la mia fede. Mi sembrava impossibile dopo 18 anni tornare qui ma invece è accaduto. Se sono qua è anche grazie a Santa Rosalia, perché in questi anni che sono andata a trovarla soltanto lei sa cosa di cosa parlavo”.

E Baldini non vi dirà mai che cosa le diceva. Il mago delle Apuane è fatto così: i sentimenti si vivono, non si raccontano.

Stefano Bisi