Abbiamo celebrato la festa della Repubblica, lo scorso 2 giugno. Ricordiamo a distanza di una settimana le parole che pronunciò Piero Calamandrei a Milano il 26 gennaio 1955 in occasione dell’inaugurazione di un ciclo di conferenze sulla Costituzione italiana, organizzato da un gruppo di studenti universitari e liceali, peraltro avversati da una parte delle autorità accademiche e scolastiche.

Calamandrei ricorda quelle elezioni, le persone ordinatamente in fila davanti ai seggi, vestite con l’abito della festa perchè era la Festa della ritrovata dignità. Quell’intervento del costituzionalista dovrebbe essere ascoltato prima che letto perchè emerge con più forza ancora la passione civica nelle parole di quel toscanaccio.

La Costituzione, un testamento di centomila morti.

Dietro ogni articolo della Costituzione ci sono:

Grandi voci lontane, grandi nomi lontani. Ma ci sono anche umili nomi, voci recenti. Quanto sangue, quanto dolore per arrivare a questa Costituzione. Dietro ogni articolo di questa Costituzione o giovani, voi dovete vedere giovani come voi, caduti combattendo, fucilati, impiccati, torturati, morti di fame nei campi di concentramento, morti in Russia, morti in Africa, morti per le strade di Milano, per le strade di Firenze, che hanno dato la vita perché la libertà e la giustizia potessero essere scritte su questa Carta. Quindi quando vi ho detto che questa è una Carta morta: no, non è una Carta morta. Questo è un testamento, un testamento di centomila morti. Se voi volete andare in pellegrinaggio, nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati, dovunque è morto un italiano, per riscattare la libertà e la dignità: andate lì, o giovani, col pensiero, perché li è nata la nostra Costituzione.

Riascoltando e rileggendo questo pensiero mi viene spontaneo alzarmi in piedi in segno di rispetto e onore per quei centomila morti e per Piero Calamandrei.

Stefano Bisi